Svolta May: elezioni anticipate in Gran Bretagna (8 giugno)

 

Theresa May apre le urne della Gran Bretagna: si voterà giovedì 8 giugno. E così il 2017 sarà l’anno dei grandi appuntamenti elettorali. Comincia domenica prossima la Francia chiamata a eleggere il sostituto di Francois Hollande, continuerà a giugno Londra e chiuderà la Germania il prossimo 24 settembre con la verifica più attesa. Quello dato dalla May davanti al 10 di Downing street dopo una riunione del consiglio dei ministri, è stato un annuncio a sorpresa perché nei mesi scorsi aveva sempre smentito l’ipotesi di elezioni anticipate. Ma poi ha attentamente valutato i sondaggi ed è giunta alla conclusione che una occasione come questa in vita sua non le capiterà più. I conservatori, infatti, vengono dati abbondantemente oltre il 40 per cento, al 44 per la precisione con i principali oppositori, i laburisti, quasi doppiati essendo al momento fermi al 23 per cento e i liberali in timida ascesa ma partendo da numeri così microscopici da non poter essere un pericolo per nessuno.

La premier avrà pensato che conviene mettere all’incasso ora la cambiale perché poi, quando comincerà la trattativa con l’Unione Europea, potrebbe scattare qualche svalutazione visto che il negoziato non sarà per nulla semplice. La prevista larga affermazione le consegnerà una maggioranza in parlamento molto più ampia di quella che aveva ereditato da David Cameron e visto che il futuro si annuncia turbolento, meglio poter contare su una copertura robusta delle spalle.

Finora May, succeduta meno di un anno fa alla guida del governo e dei Conservatori a David Cameron senza passare per le urne dopo la sconfitta dell’allora primo ministro al referendum sulla Brexit del 23 giugno, aveva sempre detto di voler arrivare in fondo all’attuale legislatura: iniziata con il voto del maggio 2015 e destinata a concludersi nel 2020.

Oggi, tuttavia, è arrivata l’improvvisa inversione di marcia. Domani la premier porterà alla Camera dei Comuni la mozione per provocare la nuova consultazione. In pratica, suiciderà il proprio governo perché la mozione per passare ha bisogno di una maggioranza di due terzi e, pertanto, a suo favore dovranno votare anche i conservatori. Formalmente la scelta è motivata dalla necessità di dare “certezza e stabilità” di fronte alle resistenze attribuite alle opposizioni e alla Camera dei Lord sul divorzio dall’Ue. Ha spiegato che si sentiva “stretta” tra le critiche dei laburisti e l’opposizione senza quartiere della leader scozzese Nicola Sturgeon: “Ritenevano che fossimo deboli a causa dell’attuale maggioranza risicata dei Conservatori ai Comuni, ma hanno sottovalutato la nostra determinazione a portare a compimento il lavoro e ad attuare il mandato referendario di giugno per l’addio del regno all’Unione Europea”.

Non a caso la premier ha sottolineato, di fatto avviando la campagna elettorale ed eleggendosi a paladina del divorzio dall’Unione Europea (dimenticando, in ogni caso, che meno di un anno fa il suo partito ha fatto campagna per il “remain”), che “La Brexit è nell’interesse nazionale ma gli altri partiti si oppongono”. Ha ammesso di aver escluso in passato il voto anticipato, ma di ritenere ora che questo sia “l’unico modo per garantire certezza” al Paese e condurre in porto la Brexit: “Ne abbiamo bisogno e ne abbiamo bisogno ora”, ha detto. Aggiungendo: “Il Paese vuole unirsi, ma Westminster si divide”.

In realtà la scelta compiuta è dal punto di vista elettorale totalmente priva di rischi. Insomma, ha adottato la scelta più favorevole al suo partito e alla sua carriera. Il resto, evidentemente si vedrà. Anche perché difficilmente negli altri campi riusciranno a mettere ordine e a costruire le condizioni per contendere in qualche misura il primato alla nuova “Dama di ferro”. I laburisti sono deboli e dilaniati. James Corbyn ha raccolto (non poteva fare altrimenti) il guanto di sfida dichiarandosi pronto a “offrire un’alternativa” al Paese. E lo ha raccolto anche Timm Farron, capo dei liberali, europeista convinto alle prese però con un partito che dalle consultazioni del 2015 è uscito ridottoai minimi termini. Farron punta a essere il punto di riferimento degli anti-Brexit. Per lui le elezioni sono l’ “occasione per far cambiare strada al paese”, per evitare “l’uscita della Gran Bretagna dal mercato unico”.

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