-di FEDERICO MARCANGELI-
La disaffezione per la “vecchia politica” è ormai un fenomeno molto diffuso in Italia.
Un sentimento di ostilità che riecheggia in quasi tutte le città. Le cause di questo morbo sono infinite e si sono accumulate nel corso degli anni. Certamente una delle più incidenti è stata la distanza tra elettore e politico. Un gap sia fisico che d’azione, che ha portato i partiti a distaccarsi troppo dalle esigenze della collettività. Lo spazio creatosi ha permesso a moltissime realtà di prendere forza e ad altre di nascere dal nulla. La fondazione del “Movimento 5 Stelle” o la popolarità delle forze estremiste sono delle risposte di pancia a questo malcontento.
Nell’ultimo periodo stanno però nascendo delle proposte più ragionate, dei movimenti dal basso che cercano di costruire qualcosa di serio e strutturato.
Un esempio di questa riscossa civica è la “Coalizione Civica” di Padova. Nel comune veneto l’esperienza dell’ex-sindaco leghista Bitonci è durata solo due anni. Nel Novembre del 2016 le dimissioni dei Forzisti hanno fatto crollare la giunta, portando al commissariamento dell’assemblea. In estate si terranno le nuove elezioni ed i tre poli (Destra, Sinistra e Cinque Stelle) saranno sfidati da questa nuova lista civica capitanata da Arturo Lorenzoni. L’idea è quella di ripartire dal basso per portare in alto le istanze inascoltate dei cittadini, uscendo dagli schemi canonici di partito.
I numeri sono incoraggianti: 1700 tesserati in un anno e mezzo di attività.
In relazione alle altre forze, queste cifre sono quantomai incoraggianti. Si pensi che il PD (che a Padova ha evitato le primarie) conta 700 iscritti e che il candidato pentastellato è stato scelto con 108 preferenze ondine. Ma dove risiede la forza di questa Coalizione? Nella rottura con il passato ed in tutto quel che consegue. Non c’è un partito forte che detti la linea od i canditati, né un leader che imponga le scelte dall’alto. Come scrivono sul loro sito: “Siamo tanti, siamo diversi, e la capacità di stare insieme per un obiettivo comune è la nostra grande sfida”. Questa frase potrebbe ricordare gli slogan proposti dai 5 stelle come “uno vale uno” e similari; ma la differenza è sostanziale. In questo caso si riconosce il valore della diversità, l’importanza di avere esperienze ed ideali differenti. Non esistono presunti “garanti” o “voti online” dalla dubbia validità,
L’Assemblea Plenaria che governa la coalizione dà la possibilità a tutti di assistere alla fase decisionale ed i gruppi di lavoro permettono ai soggetti competenti di mettere a disposizione gratuitamente la propria professionalità. Da qui nasce un programma “vicino al cittadino” e redatto da persone competenti in materie specifiche.
L’esperienza ha avuto tanto successo da diffondersi in altre realtà venete. Michele Bertucci proverà una strada simile a Verona dove, seppur appoggiato dal PD, è riuscito a raccogliere intorno a sé un numero consistente di movimenti civici. Anche dove non si voterà (come Venezia o Vicenza) i movimenti dal basso fanno da contraltare ai partiti dominanti.
La ripetibilità di questi fenomeni a livello nazionale non è certo semplice, ma l’idea stessa di ripartire dal basso per costruire una vera mobilitazione della società civile rappresenta un primo passo verso il cambiamento.
Si chiama Bertucco e NON ha l’appoggio del PD veronese. Quanto ai comitati civici coinvolti…la concorrenza a VR è plurima e quelli esistsnti si spartiscono tra i diversi candidati.