-di SANDRO ROAZZI-
Centodieci milioni di voucher in nove mesi: quella che è stata definita da Boeri la nuova frontiera della precarietà in realtà è un orizzonte sul mondo del lavoro che si allarga a vista d’occhio. Naturalmente c’è dentro di tutto, un minestrone di rapporti di lavoro che fanno di questo strumento una mina sociale non da poco. Sbagliato demonizzare però visto che in alcuni casi, dai lavori realmente occasionali ad alcuni interventi sociali il ricorso ai voucher può essere davvero motivato e positivo. Ma tutto il resto?
La… diga contro gli abusi dovrebbe essere costituita dagli SMS e dalle mail che il datore di lavoro dovrebbe inviare dopo aver avviato il rapporto di lavoro. Il ministero attende i primi risultati ma un sano scetticismo su questo meccanismo pare inevitabile. La rete non può surrogare controlli e monitoraggi sul campo con tutte le scappatoie che può offrire alla fantasia collettiva. Il Ministro Padoan, in assenza di Renzi e con Poletti… assente giustificato dopo le battute sul referendum per il Jobs act, difende la riforma perché a suo giudizio ha migliorato il mercato del lavoro. Ma è una difesa d’ufficio, visto che una vera politica del lavoro non si vede e fra un pò il Governo dovrà pur chiedersi come mai gli investimenti restano timidi mentre la fuoriuscita di capitali è ben più spigliata a quanto si legge.
Una ricognizione a largo raggio del Governo Gentiloni su questo punto con le forze sociali si imporrebbe e forse favorirebbe una immagine diversa di quella già rassegnata a vivacchiare che incombe sul nuovo Dicastero. Resta il fatto che il non improbabile abuso dei voucher, come prima le partite Iva “facili” o il part time a tappeto in settori perfino incompatibili come l’edilizia, sono il volto più ipocrita ed antisociale di una certa imprenditoria (senza generalizzare…) abituata a muoversi su quella linea grigia che divide il lavoro legale da quello irregolare. Ma soprattutto sono un segnale orribile nei confronti delle attese di tanti giovani condannati a barcamenarsi fra lavori precari senza diritti e senza prospettive.
La Cgil ha inserito l’abolizione dei voucher fra i temi del referendum. In realtà prima si dovrebbe trovare lo spazio per ragionare su una flessibilità del lavoro che in talune forme è diventata un binario morto di precarietà. Uno sforzo del genere riporterebbe anche al centro dell’attenzione di tutti il futuro della nostra economia intesa come un motore in grado di creare lavoro e fiducia. Ma non è facile in questa situazione politica e sociale fare passi del genere.