-di GIULIA CLARIZIA-
4 aprile 1949. A Washington dodici nazioni firmano il Trattato Nord Atlantico. Nel clima della guerra fredda, il mondo si stava dividendo in due blocchi.
Negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, le ostilità tra gli Stati Uniti, e più in generale il modello capitalista, e l’Unione Sovietica comunista, si facevano sempre più palesi.
Se nel 1945 il clima tra le due superpotenze era ancora di generale cooperazione, già nel 1946 iniziavano ad emergere le prime fratture.
Con la dottrina Truman, la creazione dei regimi satelliti in Europa dell’Est, l’uscita dei partiti comunisti dal governo francese ed italiano e poi la crisi di Berlino del 1948, quella cortina di ferro descritta da Churchill nel marzo 1946 era ormai inequivocabilmente calata.
L’idea di formare un’alleanza difensiva a Occidente non era nuova. L’anno precedente, il 17 marzo 1948, il patto di Bruxelles aveva dato vita all’ Unione Europea Occidentale, un’alleanza militare tra Francia, Inghilterra e i paesi del Benelux. Il nemico temuto non era soltanto il comunismo, ma anche l’eventuale risorgere della Germania, fortemente osteggiato soprattutto dalla Francia. Al contrario, gli Stati Uniti premevano per ricostruire una Germania militarizzata in grado di difendere il confine europeo dall’ombra sovietica. Nonostante ciò, gli USA manifestarono interesse nei confronti dell’alleanza, e in un memorandum del 24 marzo vennero poste le basi per la successiva Alleanza Atlantica.
Dopo il precipitare della situazione a Berlino, l’idea divenne realtà.
Oltre ai paesi del patto di Bruxelles e agli Stati Uniti, parteciparono alle trattative anche Canada, Norvegia, Islanda, Danimarca, Italia e Portogallo.
Nasceva così la NATO (North Atlantic Treaty Organization), organizzazione militare basata sull’idea di difesa collettiva, il cui cuore risiede nell’articolo 5 del trattato. Ogni aggressione ad un paese membro dell’alleanza avrebbe comportato l’intervento per legittima difesa dei paesi alleati nelle misure da questi ultimi ritenute necessarie.
Tra lo sdegno di chi vedeva l’alleanza come un mero strumento nelle mani degli Stati Uniti, che di certo in ambito di difesa offrivano il maggiore contributo soprattutto grazie alla loro dotazione di armi atomiche, il blocco occidentale organizzava la propria difesa e si delineava sempre più chiaramente.
In questo senso, il blocco orientale attese ancora qualche anno. Solo dopo il riarmo della Germania Ovest e il suo ingresso nella NATO, infatti, l’URSS e i paesi satelliti stipularono il patto di Varsavia, che istituiva anch’esso un’alleanza militare difensiva
Oggi la NATO conta ventotto membri. Non è più un’alleanza militare in senso stretto quanto piuttosto un’organizzazione internazionale per la collaborazione alla difesa.
Si potrebbe pensare che dopo la disgregazione dell’URSS, la NATO abbia perso la propria ragion d’essere. In realtà, dopo la fine della guerra fredda, l’Alleanza Atlantica ha mutato la propria strategia ponendosi come baluardo di difesa contro le minacce alla democrazia e in particolare dopo l’11 settembre, contro il terrorismo. Nonostante ciò, in questo senso non si contano molte vittorie. Solo l’intervento in Serbia nel 1999 ha comportato l’effettiva instaurazione di un regime democratico con la deposizione di Milošević, ma non è stato privo di ombre, e porta il peso di una situazione in Kosovo ancora irrisolta.