Ecco l’effetto Jobs Act: aumentano i licenziamenti

L’effetto Jobs act è servito: novecentomila licenziamenti nel 2016, un’impennata che svela i limiti contenuti in una legge definita di riforma del mercato del lavoro pensata male e realizzata peggio. Almeno dal punto di vista dei lavoratori. Il progetto di Matteo Renzi è fallito: la legge, come per incanto, avrebbe dovuto produrre un vorticoso aumento dei posti di lavoro ma l’effetto benefico si è esaurito nel primo anno di vigenza e non aveva evidentemente nulla a che fare con la normativa essendo soprattutto il frutto del beneficio economico garantito ai datori di lavoro (certo non al sistema previdenziale) con la decontribuzione; doveva favorire lo spostamento verso i rapporti a tempo indeterminato invece, cancellando l’articolo 18 tout court ha semplicemente inoculato elementi di precarietà nella tipologia contrattuale più garantita.

Insomma, se l’obiettivo era quello di togliere tutele ai lavoratori (e difficilmente si può sostenere il contrario), non si può certo negare che sia stato raggiunto. Con quale grado di soddisfazione Renzi e il Pd lo capiranno probabilmente nelle prossime tornate elettorali, a cominciare dalle amministrative dell’11 giugno.

I dati non lasciano spazio a malintesi interpretativi: quasi 900mila licenziamenti nel 2016 (899.053 per la precisione), con un incremento evidente sul 2015 (850.297). Al contrario sono diminuite le dimissioni (forse perché in fondo non si pone più il problema di farle firmare “in bianco”): oltre 1,2 milioni (1.221.766), in calo del 17,1% sempre rispetto al 2015 (1.474.718). Il dato è dell’osservatorio del ministero del lavoro e siamo proprio curiosi di vedere con quale battuta spiritosa li commenterà l’ineffabile titolare del dicastero, Giuliano Poletti, forse questa volta sua sua attenzione si sposterà dal calcetto al badminton.

Nel solo quarto trimestre del 2016 i licenziamenti sono stati nel complesso 259.968, in aumento di 9.276 unità (+3,7%), mentre le cessazioni per dimissione sono scese a 318.146 in calo di 73.681 unità (-18,8%) rispetto allo stesso trimestre del 2015.

 

 

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