Standard & Poor’s – Moody’s – Finch, assolti e colpevoli

-di GIANMARIO MOCERA-

Sembra una contraddizione, ma si può essere assolti perché il fatto non sussiste dal punto di vista penale, ed essere colpevoli per il fatto di aver tenuto un comportamento che non ha nulla a che fare con la professionalità.

Così la sentenza del Tribunale di Trani che assolve gli imputati di Standard & Poor’s e “soci ”; ritenuti invece colpevoli per i ricorrenti, e per lo stesso Pubblico Ministero Dott. Michele Ruggiero, per turbativa di mercato e di grave danno all’economia italiana.

Tra il 2011 e 2012, le imputate agenzie di rating internazionale, all’unisono, declassarono la nostra economia da A- a BBB+: naturalmente la sentenza non si discute, tuttavia il comportamento delle agenzie e lo stesso dispositivo aprono scenari interessanti.

La gravità del comportamento delle agenzie di rating sta nel fatto che il giudizio espresso sulla nostra economia è arrivato proprio quando il Paese stava attraversando un momento molto particolare, Il Governo Monti, la riforma Fornero, il differenziale dello spread, le elezioni politiche: di colpo una nota delle tre agenzie private, ha portato l’Italia in serie B, senza una reale condizione di demerito che ne consigliasse il declassamento.

Sembra che i report delle società di rating sull’Italia, siano arrivati puntuali come un orologio, provocando un vero e proprio terremoto in Borsa, causando la caduta verticale dei titoli azionari e dei titoli di Stato, a media e lunga scadenza.

Condizione ideale per determinare le solite speculazioni di chi approfitta della paura dei piccoli risparmiatori che nel panico svendono i propri titoli a vantaggio dei soliti pescicani che ne approfittano, comprando titoli a basso costo.

Il Tribunale di Trani, dove era stato depositato nel 2013 un ricorso da parte di due associazioni di consumatori Adusbef e Federconsumatori, ha assolto gli imputati escludendo che abbiano agito con dolo, ma non dissipando la nube della colpa.

La sentenza del Tribunale di Trani, mette fine al processo (fatti salvi gli inevitabili ricorsi in appello) tuttavia il dispositivo non esclude contenziosi di natura civilistica, spalancando la strada a possibili richieste di risarcimento per chi ha subito danni, per quelle valutazioni non conformi alle reali condizioni economiche del nostro Paese.

La sentenza mette in luce il danno subito dall’economia italiana e dei propri cittadini, soprattutto in un periodo, il 2013, di grande instabilità politica e con un deficit dello stato in fibrillazione e di difficile compressione: la stessa Corte dei Conti, a seguito dei report mendaci, mise a punto una stima in cui certificava la perdita in 120 miliardi di euro; un bel danno: qualcuno li ha persi e qualcun altro li ha guadagnati, semplicemente, con una nota affidata a tutte le agenzie di stampa del mondo; l’Italia è in serie B!

I condizionamenti delle agenzie di rating sono spesso forvianti, per più motivi. In assoluto perché sono società private e agiscono mosse da un interesse privato che spesso non coincide con la realtà delle cose. Del resto anche l’Amministrazione Obama, nel 2013 ha denunciato per frode Standard & Poor’s , chiedendo un risarcimento miliardario: detto in parole povere neanche gli americani si fidano delle agenzie.

Il mondo globale della finanza si avvale delle agenzie di rating per i propri affari e movimenti finanziari; dunque, chi può certificare l’attendibilità di giudizi che spostano centinaia di miliardi?

Le agenzie di rating non sono enti pubblici, come l’ISTAT, dove l’esercizio del controllo spetta allo Stato ed è pubblico; si tratta di aziende private e nessun ente può fare dei controlli sul loro comportamento, se non quelli previsti dalle normative generali: manca la possibilità di una valutazione sui giudizi. Resta, dunque, senza risposta il quesito: chi li mette a punto? E seguendo quali criteri?

Valutazioni cosi affrettate, forvianti e poco professionali dovrebbero avere una incidenza negativa sull’autorevolezza e sull’attendibilità delle agenzie stesse.

Se poi andiamo a fondo e guardiamo i consigli di amministrazione di queste società, possiamo appurare che siedono a quel “tavolo” i più grandi imprenditori americani, cioè quelli che governano con la propria potenza finanziaria, economica e industriale gran parte degli Stati Uniti d’America e oltre: un gigantesco conflitto d’interesse che una democrazia come la nostra non può subire passivamente.

Probabilmente è l’Europa che dovrebbe attrezzarsi con una propria agenzia pubblica: in pratica, un ente terzo e solo la BCE può crearlo, in sostanza un’istituzione della UE per garantire imparzialità di giudizio. Il Governo Italiano dovrebbe farsi promotore di questa iniziativa.

L’Europa può immettere nel circuito trasparenza e serietà rifiutandosi di accettare rating fasulli: non è possibile che solo associazioni dei consumatori si siano poste il problema della manipolazione del mercato (e dei danni ai cittadini e allo Stato) prodotte da quei giudizi affrettati. E se la Corte dei Conti ha accertato danni cosi rilevanti, perché nessuno si è mosso?

L’immobilismo della politica è devastante, non c’è stata nessuna contromisura, se non una generica ma vibrante protesta, intanto 120 miliardi di euro sono volati via….

Il tribunale ha emesso la sua sentenza: non esiste dolo per quei manager, loro hanno agito in perfetta buona fede benché si parli stiamo di dirigenti che hanno stipendi da favola, quindi profumatamente pagati anche per non sbagliare, ancorché in buonafede. Tutti noi siamo stati danneggiati: è evidente che in questo campo abbiamo bisogno di controllori realmente “terzi” e procedure di controllo per garantire la fondatezza dei giudizi. Solo la politica può costruire le condizioni per garantire tutto questo.

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