-di SANDRO ROAZZI-
Sessant’ anni di Europa. Oggi è un’età che riferita ad una signora ti permette di essere galante: ma non si vedono, cara. La “nonna” Europa di Papa Francesco invece li dimostra eccome.
Brexit, terrorismo, nazionalismi e populismi, tassi in risalita e, per giunta il duo Trump-Putin che incalzano. Non è messo bene il Vecchio Continente. Il documento della Commissione europea, le cui tracce sono svanite rapidamente, resta vago sul tipo di Europa da costruire, in attesa di… ispirazione (e delle elezioni francesi e tedesche) e senza avere la forza neppure di ipotizzare “più velocità”. L’euro fa la sua corsa, la Bce cerca di tenere tutto insieme, ma a voler essere buoni possiamo dire che stanno cercando al massimo di impedire uno smottamento ancora più accentuato. Ritardandolo il più possibile in attesa di fatti nuovi. L’Europa federale dei Padri del sogno europeo sembra nel frattempo diventata persino un incubo malevolo.
L’ Europa di oggi sembra un malmesso aereo che cerca di non atterrare in una palude senza futuro.
Si cerca di supplire con la retorica, aiutati dal fatto che tornare indietro è certamente molto complicato viste le connessioni fra le varie economie ed i mercati sotto libertà vigilata da parte della finanza internazionale.
I problemi viceversa, crescono: i prossimi negoziati con la Gran Bretagna potrebbero acuire le divisioni; il rallentamento del QE da parte di Draghi potrebbe creare nuove difficoltà ad alcuni debiti sovrani come quello italiano, le spinte ai protezionismi che sono popolari quasi quanto quelle populiste perché si nutrono della stessa paura circa il futuro, potrebbero accentuare i conflitti di interessi. Ma soprattutto è venuto a mancare quel legame fra classi dirigenti e popoli che è alla base di ogni progetto europeo.
Il realismo, in questo caso, invece che essere sintomo di saggezza, rischia di peggiorare le cose, finendo con il rappresentare le sorti dell’Europa come una grigia coesistenza senza spinta ideale.
Gli ultimi sondaggi in Italia, per quel che contano, indicano che le forze critiche verso l’Unione Europea sono ora in maggioranza. Valicano e non di poco il 50%. Certo, non hanno programmi comuni, assolvono al ruolo di collettori di proteste spesso… epidermiche, non mostrano alcuna credibile cultura di governo. Ma resta il fatto che tutto il resto non si distingue per profondità di pensiero e non va oltre gli slogan per mantenere il consenso. L’ attuale povertà della politica è sotto gli occhi di tutti. Persino la commemorazione delle Fosse Ardeatine riesce a far esplodere polemiche di pessima lega.
Ma può esserci Europa se questa area del Paese, tuttora potente economicamente, comunque a conduzione democratica, dalle radici ideali comuni in grande parte, non riesce ad esprimere un protagonismo internazionale? Se, invece, si sfalda di fronte a questioni come l’immigrazione? Se è titubante nei riguardi di problemi che vanno per la maggiore come l’emergere di profonde diseguaglianze che giocano contro la sua stessa esistenza?
I fondamentali economici nel 2017 non sarebbero malvagi, neanche in Italia, ma su di essi la politica dovrebbe essere in grado di rassicurare le popolazioni, recuperare fiducia, ritrovare identità. Ma il deficit su questo versante è profondo.
Cosa sarà l’Europa non lo sapremo certo in occasione del sessantesimo del suo primo passo. Allora trovare convergenze rispondeva al desiderio dei popoli europei di non rivivere più tragedie come le due guerre mondiali e le tirannidi. E quella aspirazione fu guidata da uomini di notevole spessore, alcuni dei quali avevano rischiato la vita per restare coerenti alle proprie idee. Evitare di fare paragoni con i protagonisti di oggi da questo punto di vista è obbligatorio per non perdere ulteriormente la speranza. Ma su un punto i governanti di questo avvio di terzo millennio possono fare una utile opera: mostrarsi credibili nell’affermare che alla Unione Europea non si rinuncia. Sarà dura convincere una platea smarrita ed inquieta. Ma è un compito storico irrinunciabile, possibile se i valori di solidarietà, di coesione, di partecipazione democratica saranno avvalorati da decisioni e fatti convincenti. Ben oltre gli orizzonti burocratici e di pura convenienza.