Il mito “decisionista” che Donald Trump ha provato ad costruirsi firmando provvedimenti a beneficio delle telecamere nei primi giorni di presidenza, lentamente ma inesorabilmente va in frantumi. Prima il bando anti-musulmani che i giudici gli hanno bloccato costringendolo a farne uno nuovo che non è che stia avendo vita più semplice, ora la riforma della riforma sanitaria (l’Obamacare) che era stato spacciato come il tratto genetico della nuova amministrazione. Trump è stato costretto a ritirare il provvedimento e a disdire il voto del Congresso già convocato. A obbligarlo a questa dichiarazione di fallimento i suoi stessi compagni di partito, un gruppo di trentacinque parlamentari dell’ultradestra per i quali la riforma della riforma era troppo simile a quella di Obama. È evidente che una cosa è governare con i tweet altra cosa farlo per davvero perché a quel punto la demagogia, il populismo non basta più. Una piccola lezione anche per i volenterosi trumpisti di casa nostra e anche per coloro che pensano di votarli.
Obamacare è un mezzo disastro, in termini operativi. Tra parentesi, costringe persone quasi prive di mezzi di sussistenza a sborsare soldi per assicurazioni. Medicare e Medicaid sono altre cose ancora, e soffrono di pesanti problemi di costi. In generale, e questo è vero da decenni, la sanità Usa è un mostro che mangia immense quantità di soldi per fare meno di quel che fanno i nostri sgangherati sistemi sanitari pubblici.
Trump ha fatto una mossa oggettivamente furba: ha messo la patata bollente in mano ai soci di partito, lasciandoli fallire in proprio. E ha ancora tra i piedi Obamacare, che funziona malissimo. Questo gli fornisce varie leve politiche assai vantaggiose. Non è certamente galante con i cittadini, ma di sicuro ci ha dimostrato di saper giocare la sua partita.