La Ces denuncia: in Italia salari a picco

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Salari a picco. Una notizia decisamente negativa anche perché, nel frattempo, l’inflazione comincia a lanciare segnali di “vivacità”. E se la deflazione ha sino ad ora in qualche maniera attutito il problema tenendo faticosamente in linea di galleggiamento il potere d’acquisto, adesso i nodi accumulati in questi anni in cui i rinnovi contrattuali sono stati sistematicamente rinviati nell’indifferenza del governo che si è risvegliato soltanto alla vigilia del referendum costituzionale, vengono al pettine.

A segnalarli provvede la Confederazione dei sindacati europei (Ces). I salari dei lavoratori dipendenti italiani sono oggi più bassi che nel 2009 perché in questo lasso di tempo ogni anno ci siamo persi per strada lo 0,3 per cento del potere d’acquisto. Risultato: un arretramento del due per cento. Certo c’è chi è andato peggio di noi, cioè la Grecia massacrata da una politica di austerità imposta da un’Europa cieca e sorda (-3,1). Solo tre paesi europei possono dichiararsi soddisfatti (Germania, Bulgaria e Polonia): i salari nel periodo 2009-2013 sono aumentati più di quanto non abbiano fatto nel periodo 2001-2008. Altri 18, invece, si sono dovuti accontentare si aumenti minori rispetto al precedente periodo. Ma se altrove nel 2016 dagli stipendi sono arrivati segnali confortanti, in Italia, Francia e Grecia le cose non sono cambiate denunciando una situazione stagnante per giunta aggravata dal fatto che è calata anche la produttività per ora lavorata (-0,53).

I dati della Ces hanno sottolineato l’esistenza di un grosso problema e i sindacati sono scesi in campo per chiedere interventi. Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, dopo aver sollecitato il rinnovo dei contratti ancora aperti, ha affermato che “bisogna agire sulla leva fiscale con soluzioni incisive e strutturali” sottolineando che sino a quando le tasse saranno troppo pesanti sule buste-paga “i salari non cresceranno e l’economia non ripartirà”. Susanna Camusso, segretaria della Cgil, a sua volta ha ribadito come da tempo il sindacato denunci che in Italia si sta facendo “una politica come se ci fosse l’inflazione e invece c’è la deflazione”. Annamaria Furlan, leader della Cisl dai dati coglie una conseguenza: archiviare la politica “del rigore del fiscal compact” per rilanciare quella espansiva insieme “a una migliore redistribuzione del reddito”.

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