Stalin non è un brand, ma un assassino

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-di MAGDA LEKIASHVILI-

Attraverso una serie di bollettini il popolo sovietico fu messo al corrente che Stalin era gravemente malato. Alle quattro del mattino, del 6 marzo 1953, viene annunciato: “il cuore del prosecutore della genialità di Lenin, del leader saggio e insegnante del partito comunista dell’Unione Sovietica, ha cessato di battere”.

Migliaia di persone in fila, in mezzo alla neve, aspettavano di vedere il corpo del capo. La folla era così densa e caotica che alcune persone furono calpestate, altre spinte contro semafori, alcune soffocate a morte. La lunga lista di morti direttamente collegata al nome di Stalin, si allunga ulteriormente. Si calcola che circa 500 persone abbiano perso la vita nel tentativo di dare uno sguardo al cadavere di Stalin.

Sono passati 64 anni dalla morte dell’ ”uomo d’acciaio”. Il nome scelto proprio dal leader sovietico, Stalin, la cui traduzione significa acciaio. Dietro questa maschera fu Iosif Vissarionovic Giugashvili, nato in Georgia (città di Gori) il 21 dicembre del 1879. Successore di Lenin ha portato avanti la politica sovietica con il suo meccanismo criminale. Si identifica con la storia dell’Urss degli anni trenta e quaranta, con la vittoriosa guerra contro il nazismo e l’occupazione dell’Europa dell’Est.

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L’uomo rigido, che nascondeva mille sfumature sotto i suoi baffi. Controllava tutto e tutti. Fu il primo censore della cinematografia e della letteratura. Il primo spettatore di qualsiasi film e il primo lettore dei libri. Secondo le sue direttive venivano tagliati i nastri e sparivano pagine dai libri. Soltanto dopo il suo SI usciva qualsiasi film alla luce del sole e venivano pubblicati i libri. Si dice fosse il leader ad aver letto più libri. Dopo la sua morte, nella sua biblioteca, sono stati trovati più di 20 mila libri, ciascuno riempito con note e commenti scritti proprio da Stalin. I libri, però, non gli hanno impedito di diventare crudele.

Colpevole davanti alle vittime dei gulag, davanti ai suoi avversari scomparsi, alla fame dell’Ucraina (1932-33). Quest’ultimo fatto viene ricordato anche come il “genocidio dimenticato”. Tra l’autunno del 1932 e la primavera del 1933, quasi sei milioni di contadini dell’Unione Sovietica sono stati condannati a morire di fame. Due terzi delle vittime furono ucraini. Lo scenario di “Holodomor” (termine ucraino che significa infliggere la morte attraverso la fame) appartiene a Stalin, che punisce i ribelli delle campagne che si opponevano alla collettivizzazione imposta dallo stato sovietico.

Durante la sua dittatura vengono contate migliaia di vittime del gulag, l’acronimo introdotto nel 1930, Direzione principale dei campi di lavoro correttivi (Glavnoe upravlenie ispravitelno-trudovych lagerej- in russo).

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Come è iniziata la storia? Nel 1918, con l’inizio della guerra civile, fu creata una vasta rete di campi di concentramento per gli oppositori politici. Nel 1919 venne creata la sezione lavori forzati. Il lavoro forzato era previsto come mezzo di redenzione sociale dalla stessa costituzione sovietica. Oltre alla funzione economica e punitiva, alcuni lager ebbero anche la funzione di eliminazione fisica dei deportati. Perché le condizioni generali entro le quali i deportati erano costretti ad operare rendevano naturale la morte di essi. Il sistema Gulag accompagnò tutto il periodo leniniano e staliniano e cominciò ad essere riformato soltanto dopo la morte di Stalin. Comunque, le cifre dello sterminio sono ancora incerte. Si calcola che solo all’interno di questo sistema il numero complessivo di detenuti fra il 1929 e il 1953 fu di circa 18 milioni.

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In Georgia, nel paese in cui Stalin è nato, vengono ancora vendute bottiglie di vino con la foto del “Grande Leader”, per attirare l’attenzione dei turisti. Dimenticando però, che Iosif Stalin non è un brand, è un assassino, come tale valutato dalla storia stessa.

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