-di FEDERICO MARCANGELI-
Nel corso degli anni la tecnologia ha preso sempre più piede nelle nostre vite.
Dalla comunicazione alla ricerca di informazioni, i “nuovi mezzi” hanno modificato le nostre abitudini, migliorandole o peggiorandole (a seconda dei punti di vista). Il caso “Taxi contro Uber” ha portato (nuovamente) alla ribalta questo tema e ci ha fatto riflettere a riguardo. Quali sono i servizi che stanno venendo soppiantati o che si stanno modernizzando
Partiamo dai trasporti. I tassisti stanno vedendo aumentare la concorrenza a causa di due principali fattori: il car sharing e Uber. Il secondo (ancora poco diffuso in Italia, ma già una realtà in moltissimi paesi) permette di prenotare una corsa attraverso l’applicazione proprietaria, conoscendo già una serie di informazioni sul viaggio: costo, tragitto, autista ed autovettura. I prezzi sono più vantaggiosi dei taxi e questa è la principale fonte di successo dell’applicazione. Nella sua versione “Pop” il servizio può essere offerto da chiunque: tutti i possessori di una macchina possono registrarsi e proporsi ai possibili clienti.
Il car sharing è invece l’affitto immediato e generalmente breve di una vettura. L’utente si registra sull’applicazione (con dati individuali e carta di credito) e da li in poi potrà fruire delle vetture sparse per la città, parcheggiandole dove meglio crede (entro i confini cittadini). Il costo è calcolato al minuto e viene detratto direttamente dal conto del fruitore. Le tariffe si aggirano intorno ai 25-30 centesimi al minuto (tutto incluso), rendendo molto conveniente l’utilizzo per brevi tragitti. Le aziende più famose del settore sono Enjoy (di proprietà di Eni) e Car2Go (controllato da Mercedes-Benz), ma l’enorme espansione della richiesta sta portando a nuovi competitor sul mercato. Questo genere di servizio non entra i concorrenza solo con i taxi, ma anche con le compagnie di noleggio tradizionali, più rigide e costose del car sharing.
Ma le nuove tecnologie si sono affacciate in molti altri settori. Anche la ristorazione non è stata esente dal “contagio”. Le vecchie “guide” di recensioni sono state ad esempio sostituite dalle moderne app in cui tutti possono improvvisarsi critici culinari (come TripAdvisor). Le stesse prenotazioni non passano più dal ristoratore ma dallo smartphone. Prendiamo il caso di TheFork. Attraverso questa applicazione è infatti possibile prenotare il proprio tavolo e ricevere contestualmente uno sconto promozionale. In Italia il fenomeno ha subito un boom nell’ultimo anno, vedendo oltre 10.000 esercizi commerciali coinvolti e centinaia di migliaia di download (5.000.000 globali). Per gli utenti ancor più “sfaticati” è anche possibile farsi consegnare direttamente il cibo a casa grazie a servizi come JustEat. In questo caso l’azienda fa da tramite tra il ristorante e l’utente, consegnando a casa l’ordine richiesto (anche se il locale non fa consegne a domicilio per conto proprio).
In questo elenco di servizi che stanno rivoluzionando le nostre abitudini non potevano mancarne due: Air B&B (e simili) ed Amazon. Nel primo caso ci troviamo di fronte all’Uber degli affitti. Ognuno può proporre sul portale un alloggio, saltando gli iter contrattuali solitamente previsti. Proprio per arginare questo fenomeno si sta cercando da tempo un sistema di tassazione e monitoraggio più esteso, ma la situazione è ancora lacunosa. Nell’ultimo periodo la proposta di responsabilità in solido del locatore e dell’azienda (air b&b) per gli adempimenti fiscali non ha completato il suo iter, ma pare quella più sensata ed attuabile.
L’ultimo punto riguarda il colosso Amazon. Da tempo la multinazionale sta contrastando a suon di “prezzi stracciati” il commercio “fisico”. Come i centri commerciali hanno cannibalizzato i venditori al dettaglio così sta facendo piano piano il sito internet. Se vogliamo analizzare il successo di tutte queste novità occorre soffermarsi sul “perché” la gente le utilizzi. I motivi sono principalmente due: i costi ridotti e la comodità.
Questo ha però un prezzo per la collettività. Finché non si regolamenteranno seriamente i nuovi settori c’è rischio di una concorrenza sleale nei confronti dei vecchi servizi (con tutte le conseguenze in termini di occupazione e gettito fiscale del caso). Se chi affitta come Air B&B venisse tassato come un albergatore sarebbe ancora invogliato a farlo? Se Uber avesse gli stessi obblighi dei Taxi rimarrebbe ancora tanto economico? Il punto non è se bloccare il progresso o meno, ma cercare di renderlo il prima possibile “a norma”, non lasciandolo in balia dei privati.