Le streghe di Salem: la strage della superstizione

1

-di GIULIA CLARIZIA-

1 marzo 1692. Villaggio di Salem. Tre donne vengono portate in carcere con l’accusa di stregoneria. È l’inizio della più grande sequenza di condanne con questa accusa nella storia delle colonie americane.

Qualche settimana prima a Salem Village, nel Massachusetts, era iniziato ad accadere qualcosa di strano. La figlia e la nipote del parroco Samuel Parris, Betty Parris e Abigail Williams iniziarono a comportarsi in modo bizzarro. Pronunciavano strani discorsi, strisciavano per terra e sotto le sedie. In un mese, la situazione quasi buffa degenerò in gravi segni di isteria. Il medico del villaggio, incapace di curarle, dichiarò le ragazze possedute dal demonio e vittime del malocchio di una strega. Intanto, altre adolescenti iniziavano a comportarsi in modo strano.

Iniziò allora la caccia. Una donna del villaggio, per trovare la colpevole, propose l’antico metodo della Witches cake, ovvero realizzare una torta di segale e urina della presunta strega e farlo mangiare a un cane, che a quel punto sarebbe stato in grado di riconoscerla in quanto tale. L’unico risultato ottenuto fu la malattia della povera bestia.

Si passò allora agli interrogatori. Betty, Abigail ed altre ragazze furono esortate a fare i nomi delle streghe. Ne uscirono tre: Tituba, la schiava del reverendo Parris, Sarah Osborne, un’anziana signora mal vista nel villaggio per aver lasciato tutti i suoi averi al compagno e non ai figli avuti dal primo marito, e Sarah Good, una mendicante che parlava da sola. Inizialmente dunque tre figure socialmente degradate.

Furono loro che, dopo la confessione di Tituba sotto tortura, furono imprigionate.

Tra quel primo marzo e l’inizio del processo il 2 giugno, le accuse proliferarono e le carceri si riempirono. Infatti, le manifestazioni di isteria non erano cessate, e la caccia alle streghe si inaspriva sempre di più.

Le accuse furono rivolte alle persone più svariate: la figlia di quattro anni di Sarah Good, alcune rispettabili signore del villaggio, l’ex pastore.

La situazione stava sfuggendo di mano. All’arrivo del nuovo governatore figura mancante dal 1689 in Massachusetts, il processo poté iniziare. Intanto, Sarah Osborne e la figlia appena nata di Sarah Good erano morte in carcere.

Il primo processo si concluse con una condanna a morte, la seconda seduta, il 29 giugno, con altre cinque. Le impiccagioni avevano luogo in cima a una collina che prese il nome di witches hill. Il marito di una donna accusata venne interrogato e torturato. Rifiutandosi di parlare, morì.

Furono impiccate diciannove persone, più di cento furono incarcerate. Il giorno dell’ultima esecuzione prevista, il 22 settembre, il carro che portava i condannati prese una buca e si rovesciò. Alcune ragazze iniziarono a urlare che il diavolo stava proteggendo i suoi seguaci.

Non mancarono le proteste della società puritana. La contestazione più dura arrivò dal reverendo Increase Mather, che nel suo Case of coscience concerning evil spirits personating men, denunciava l’irregolarità dei processi che basavano le loro condanne su prove non verificabili, cosa contraria alla legge. Ad esempio erano considerate prove attendibili sogni e visioni, ma anche eventuali errori nella recitazione di preghiere da parte degli imputati, o sensazioni negative provate dalle vittime della stregoneria in presenza della presunta strega.

Lo stesso governatore, dopo un accorato sermone di Mather, decise di sospendere i processi.

Quella della caccia alle streghe è una pagina buia di una società in cui le credenze popolari hanno causato la morte di persone innocenti. La persecuzione è durata per secoli, concentrandosi per lo più tra il XV ed il XVI. Il paese più colpito è stato la Germania, dove si sono svolti circa 50.000 processi su un totale di 110.000.

L’episodio delle streghe di Salem, reso celebre da moderne rappresentazioni teatrali, come Il crogiuolo di Miller, o cinematografiche, come Le streghe di Salem di Rob Zombie, sembra una storia di fantasia che rimanda al macabro e all’esoterico, ma invece è storia. Una storia, tra l’altro, piuttosto drammatica.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi