-di SANDRO ROAZZI-
Mentre Renzi riscopre, bontà sua, negli Stati Uniti il Keynes… delle opere pubbliche, a Bruxelles si comincia a sostenere che il problema delle banche potrebbe creare preoccupazioni anche maggiori dello stato, già angosciante di suo, del debito pubblico. Una situazione che mostra chiaramente il giudizio di questa Europa sul nostro Paese e, di conseguenza, il peso che potremo esercitare sulle decisioni europee specie se la confusione politica continuerà a farla da Parona in casa nostra.
Nel frattempo l’inflazione sussulta: +0,3% su gennaio , +1 ,5% sullo stesso mese del 2016, un valore che non si vedeva da tempo. In realtà è presto per dire che stiamo veleggiando verso le rotte degli altri grandi Paesi europei, ma qualcosa si muove. Il motore di questo rimbalzo è costituito sempre dall’energia, dai suoi…sudditi che sono i trasporti, dagli alimentari di stagione che hanno sofferto delle condizioni del tempo.
Eppure si è mossa anche l’inflazione di fondo, immune da queste influenze, sia pure in modo modesto. Risultato: inflazione acquisita all’1%, lontana dalle performance europee na pur sempre in salita. Il tutto fa pensare che anche per la Bce si avvicini il tempo di cambiare, sia pure parzialmente, atteggiamento. Questo scenario -banche, debito, Bce e quant’altro – fa apparire lontano anni luce quel momento nel quale il Governo italiano sembrava voler puntare i piedi per ottenere un cambio di passo e strategie, lontane dal rigore nella recessione, dagli euroburocrati.
Oggi rischiamo di ritrovarci invece maliconicamente inpantanati nuovamente in una quarantena di obblighi e di diffidenze che non sono certo il viatico migliore per sostenere la fiducia verso il futuro. L’impennata della inflazione se per un verso, poi, ci allontana dalla deflazione, per altro verso può creare problemi ulteriori ad una domanda interna debole, fiaccando redditi medio-bassi tutt’altro che in…gran spolvero e riducendo la stentata propensione ai consumi. E per questa volta si può tacere dell’occupazione.
Resta un mistero la ragione di una sottovalutazione (che sfiora l’incoscienza?) di questo accumularsi di problemi da parte della politica. Di certo farebbe un marchiano errore di valutazione chi ritenesse di approfittare degli eventuali guai in arrivo per liberarsi degli avversari, visto che il Paese deve vedersela con una finanza spietata e con un’Europa il cui cuore non batte certo di trepidazione per la nostra sorte. Così come parrebbe rischioso immaginare, al peggio, un’Italia sempre più vicina all’exit, coltivando l’illusione di tornare, senza alleati e una crescita accettabile, ai tempi andati nei quali fra l’altro eravamo per più di un motivo …maglia nera del gruppo. Diciamolo francamente: accumunare difficoltà delle banche e debito oggi vuol dire segnare il Paese con il marchio rovente di una inaffidabilità quasi senza scampo.
A questo punto sarebbe il caso che almeno le forze sociali provassero ad andare oltre la critica contingente per condizionare quel che resta del …parterre politico a guardare in faccia la realtà. Si dice talvolta che. ..da soli non ci si salva. Ma ora viene il dubbio che se si continua in un surplace collettivo di inerzia propositiva e mancanza di coesione, anche un tardivo ritrovarsi insieme potrebbe non bastare.