-di MAURIZIO BALLISTRERI-
Le prime parole di Benoit Hamon dopo la vittoria alle primarie per il candidato della sinistra alle presidenziali francesi del prossimo 23 aprile, rivolte agli elettori, sono state: “Avete lanciato un messaggio chiaro di speranza e di rinnovamento, voglio scrivere una nuova pagina dalla sinistra e della Francia. Insieme abbiamo deciso di fare della questione sociale e della questione ecologica due elementi fondamentali di un nuovo progetto”.
Un candidato di sinistra autentica dunque, su posizioni diverse dal moderatismo di Hollande e del partito socialista europeo, sempre più omologato all’ordoliberalismo della Merkel, in grado di partecipare al circuito di una nuova sinistra, unita e plurale, con il laburista James Corbyn e con nuove esperienze come Podemos in Spagna e lo spirito originario di Syriza in Grecia, che guardi anche al programma di Bernie Sanders per le passate presidenziali americane, che ponga al centro i diritti sociali, il lavoro e il contrasto al potere della finanza globale.
Anche in Italia ci sono fermenti per la costruzione di una nuova sinistra, in grado di tenere assieme valori e tradizioni diverse, dal riformismo socialista all’ambientalismo consapevole e a posizioni politiche più radicali, distinta e diversa dalla deriva centrista del Pd e da un antagonismo ideologico sterile e protestatario, per candidarsi al governo del paese, contro l’austerity teutonica e il suo monetarismo, per una politica economica e sociale che metta la piena occupazione, l’estensione del welfare state in una logica di inclusione, un nuovo diritto del lavoro. Si tratta di un laboratorio a cui contribuiscono sia l’iniziativa di Massimo D’Alema che la fase costituente di Sinistra Italiana e la straordinaria mobilitazione di popolo nella battaglia per il No nel referendum costituzionale.
Un’ipotesi politica è proprio quella di compattare il popolo di sinistra, partendo dai comitati per il No alla riforma della Costituzione, evitando di ripetere gli errori del passato per “un soggetto unitario della sinistra”, in grado di rappresentare quella parte ampia di elettorato che non si riconosce nel Pd renziano. Ecco, quindi, che, dopo la vittoria referendaria, c’è un lavoro di consolidamento delle reti e dei comitati a difesa della Costituzione da realizzare, con l’obiettivo di attuare la Costituzione, senza diventare un partito politico novecentesco, con nuove battaglie quali il proporzionale nella legge elettorale e i referendum sociali promossi dalla Cgil”.
Insomma, una nuova sinistra in Italia, unita e plurale, deve evitare il politicismo, ponendosi due temi: quello di un programma di radicali riforme sociali e quello, per dirla con Zygmut Baumann, della sua “constituency, del suo blocco elettorale”, formato da quella parte di società che ha pagato i costi della globalizzazione e dell’Europa della moneta unica: lavoratori dipendenti, pensionati, precari, disoccupati e ceto medio. L’alternativa è il campo libero alle “Due destre” sul modello americano: establishment da una parte e neopopulismo dall’altra.