-di SANDRO ROAZZI-
Fine d’anno da leoni per l’industria italiana che chiude il 2016 con un aumento tendenziale della produzione da anni d’oro: +6,6%. Il doppio del pur ragguardevole +3,3% di novembre. Di conseguenza l’intero 2016 registra un +1,6% sull’anno precedente grazie soprattutto a settori come i trasporti, traino… implacabile da diversi mesi, energia e prodotti tecnologici di vario tipo a partire dagli immancabili computer. In particolare si distinguono i beni intermedi, quelli più prossimi al consumo, come se si scommettesse su una ripresa del segmento economico più lento, quello appunto della domanda interna.
Del resto in questo festival di segni più si commenta da solo quel -0,2% dei beni durevoli nel 2016 rispetto al 2015 a riprova della resistenza mostrata finora dalle famiglie a rischiare. Non a caso Coldiretti sostiene che la crescita della produzione si deve anche ai beni alimentari, con le festività natalizie a fare da… motore, dopo mesi di parsimonia anche su quel versante. L’andamento della produzione se esprime una indubbia vitalità negli ultimi mesi dell’anno scorso, “provoca” però anche un’altra riflessione: il balzo in avanti è avvenuto quando non c’erano ancora i cospicui sostegni forniti dalla legge di stabilità 2017, quasi a segnalare che il ciclo economico si è basato su altre… convinzioni rispetto alla enfatica prodigalità governativa che del resto aveva soprattutto nel mirino il referendum finito male.
Quel che servirebbe insomma per dare continuità a questa tendenza è proprio quel che manca: indirizzi chiari sulle politiche industriali, ripresa reale degli investimenti, interventi mirati e duraturi sul piano fiscale. Il confronto in Europa di questi giorni sulle prospettive del resto fa comprendere che la posta in gioco è di carattere strategico non certo congiunturale. Discutere sull’Europa a più velocità non vuol dire forse fare i conti con l’effettiva solidità dei vari Paesi a partire dal redde rationem sui ” fondamentali” di quelli mediterranei? La Merkel e Draghi non per nulla diventano i terminali del vero confronto e il compromesso che si può delineare da esso non può non diventare anche un nuovo severo banco di prova per le economie meno… brillanti come comunque resta la nostra.
Ed ancora una volta riemerge come un ingombrante convitato di pietra il nostro debito pubblico. Il colpo di reni della produzione industriale resta in ogni modo un buon segnale anche ai fini del Pil italiano. Ma mentre si affilano in Europa le armi in vista delle contese elettorali, sarebbe opportuno rimettere in fretta al centro della nostra vita politica ed economica il tema della crescita. Per difenderci nei prossimi difficili mesi e per avere qualche carta da giocare in più se dovremo provare a… sopravvivere.