L’Istat lascia intravedere una tenue luce

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-di SANDRO ROAZZI-

Draghi difende a spada tratta l’euro “di tutti” mentre l’Istat oggi prevede un consolidamento dell’attività economica nel breve periodo sia pure in un contesto moderato. Draghi ha deciso di essere categorico: l’euro è irreversibile. E c’e n’è anche per gli Stati Uniti quando ha respinto l’accusa di manipolare i cambi. Sa di avere ancora il coltello dalla parte del manico in un anno che vede grande incertezza politica in Europa, ma certamente non gli sfuggono i segnali di irrequietezza sull’euro, dallo spread ai pronunciamenti in Francia e Germania che gettano sulla moneta europea ombre non certo rassicuranti soprattutto per i Paesi mediterranei.

Il Presidente della Bce non deflette neppure dalla linea assunta con il QE, potendo affermare senza possibilità di smentita che l’andamento della inflazione è ancora debole, sostenuto praticamente soltanto dalle impennate del petrolio. Ma quanto sarà in grado di tenere le posizioni è tutto da vedere. In realtà gli equilibri economici con l’avvento di Trump sono ancora tutti da definire e la prudenza, con un po’ di scetticismo, regna sovrana. Compresa la sorte della Fed che oggi si muove con gradualità.

Troppi gli interrogativi in campo, mentre le irrequietezze nazionalistiche continuano imperterrite e con seguito da parte di una opinione pubblica senza fiducia sul futuro. Da noi secondo l’Istat però le cose non andrebbero poi troppo male anche se l’avvio dell’anno non è certo memorabile, basta vedere la situazione della disoccupazione. In ogni caso per l’istituto di statistica proseguirà “l’attuale ritmo di crescita” con “prospettive di miglioramento dell’attività economica per i prossimi mesi”.

Intanto gli imprenditori tornano a parlare di politica industriale come una esigenza per correre… come gli altri Paesi manifatturieri e questo è un elemento certamente interessante nell’angusto dibattito economico. Ma non si intravedono sponde politiche in grado di tradurre in obiettivi più generali le attese del mondo economico che, fra l’altro, continua a zoppicare sul versante del commercio e dei consumi. L’impressione meno confortante poi è quella che lo stato della vita politica accentui la subordinazione dell’Italia a ciò che avviene oltre i nostri confini nazionali. E questo, almeno in un momento cosi’ tumultuoso, non è certo un bene.

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