-di MAGDA LEKIASHVILI-
Nel 2012 l’Unione Europea riceve il premio Nobel. Il simbolo, voleva premiare il suo contributo dato per oltre 60 anni alla promozione della pace. Questa cooperazione regionale oggi viene concepita come garante della pace continentale ma anche come un attore importante per l’armonia mondiale. All’Unione si associano termini ed espressioni come democrazia, tutela dei diritti umani, sviluppo sostenibile. L’idea di una cooperazione regionale mette insieme gli interessi dei vari paesi intorno a un obbiettivo comune. Ovvio, gli interessi nazionali mantengono il titolo della priorità, però entra in gioco la condivisione delle questioni internazionali. Tutti insieme lavorano per un continente migliore. L’Unione Europea, nonostante i problemi avuti con le migrazioni e la crisi economica, rimane un modello di cooperazione regionale. La sua storia dimostra come un organizzazione sovranazionale riesca a superare la guerra e pacificare i conflitti.
La cooperazione regionale può essere la chiave anche per il Caucaso. Fin adesso i tentativi di questo genere sono destinati a fallire. Sono tanti i problemi dentro e fra gli stati del Caucaso. Manca anche la buona volontà politica, soprattutto della Russia, che rappresenta l’elemento più importante di questo puzzle politico. Fu la Russia promotrice del progetto di raggruppare alcuni paesi ex sovietici sotto il titolo della Unione Economica Eurasiatica. Si tratta di un fenomeno che lega Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan e altre repubbliche ex sovietiche (tra i quali non ci sono la Georgia, l’Ucraina e l’Azerbaigian). Fondata il 29 maggio 2014, ha come obiettivo di intensificare le relazioni economiche e commerciali reciproche. Il presidente russo Vladimir Putin ha colto l’occasione per precisare, da un lato, che la nuova unione non è destinata a far risorgere l’Unione Sovietica e, dall’altro, che ogni ex repubblica sovietica è benvenuta se ritiene di aderire.
L’Unione si è allargata nel Gennaio 2015, con l’adesione dell’Armenia all’organizzazione1. Da quel momento la Russia lanciò una iniziativa secondo la quale non è più consentito ai cittadini di paesi post-sovietici non membri dell’Unione Eurasiatica, di entrare in Russia senza passaporto internazionale, come è stato possibile prima del 20152. Nel frattempo, il Cremlino percepisce come una minaccia ogni movimento della Nato e dell’Unione Europea verso il Caucaso, pensando al Caucaso come alla sua zona d’influenza. Se la Russia avesse davvero mirato allo sviluppo economico dei paesi aderenti e al partenariato politico senza un ruolo egemone, avrebbe dovuto assumere un’iniziativa favorevole alla creazione di un’istituzione sovranazionale, attribuendo parità di ruoli e di poteri tra i membri. Alla fine, è questo il fondamento del regionalismo cooperativo, garantire sviluppo e superamento dei conflitti.
1 Il governo armeno stava per portare a termine un accordo di libero scambio con l’Unione Europea (come hanno fatto la Georgia e l’Azerbaigian). Ma il presidente armeno Serzh Sargsyan decise improvvisamente di aderire alla Unione Eurasiatica.
2 Fino al 2015 i paesi membri della Comunità degli Stati Indipendenti (Csi) potevano attraversare la frontiera russa mostrando solo il passaporto nazionale e il certificato di nascita per i minorenni