Un fantasma si aggira per l’Europa: la sinistra

hollande

-di MAURO MILANO-

Ieri c’è la politica francese ha suscitato grande attenzione nell’opinione pubblica mondiale. Non solo per quel che è accaduto nel Centrodestra, con la vittoria inaspettata (almeno sino al primo turno) di François Fillon alle primarie dei Repubblicani. Ma anche per i “mal di pancia” che hanno attraversato la sinistra eleggendo a secondo protagonista della giornata Manuel Valls. Il premier francese, nato a Barcellona 54 anni fa, potrebbe candidarsi alle primarie del Parti Socialiste, che si terranno a gennaio. Intervistato da Le Journal du Dimanche, su una possibile sfida al presidente Hollande, ha detto: “Tutti devono riflettere responsabilmente, io prenderò la mia decisione in coscienza. Ho rapporti di rispetto, amicizia e lealtà con il presidente ma la lealtà non esclude la franchezza. Bisogna constatare che nelle ultime settimane il contesto è cambiato”.

Già ad agosto un esponente di spicco del governo di Parigi si era dimesso: Emmanuel Macron. Macron è stato ministro dell’Economia di Hollande e Valls alla scorsa estate e per anni iscritto al PSF. Già il 6 aprile scorso aveva fondato un movimento politico dall’aspirazione trasversale, che richiama l’inno francese e le sue iniziali: En Marche! Macron, 39 anni, ha già annunciato che correrà per le presidenziali del 2017.

I socialisti sono tornati, con François Hollande, all’Eliseo nel 2012, dopo diciassette anni. La storia del primo partito della sinistra transalpina è lunga e ha le sue radici nella Comune del 1870. Cento anni dopo, la SFIO (Sezione Francese dell’Internazionale Operaia) si fuse con altri gruppi di sinistra minori, tra cui la CIR, costituendo un unico Partito Socialista. L’atto di nascita vero e proprio del PSF fu il congresso di Epinay del 1971 che consacrò la leadership di François Mitterand. Eletto presidente dieci anni dopo, Mitterand restò in carica per 14 anni, record del mandato più lungo. A Epinay Mitterand affermò: “Non esiste un partito politico che non abbia prima di tutto una ideologia economica, il partito conquista il potere, poi governa per tutti i francesi ma interpreta una primaria verità: l’affermazione della giustizia da garantire a milioni di sfruttati, di alienati, di frustrati, di oppressi.”. Oggi la prorompente Rosa nel pugno di Mitterand sembra lontana insieme ai suoi ideali, con gli sfruttati, gli alienati, i frustrati e gli oppressi che preferiscono Marine Le Pen. In una Francia con un’economia che arranca e atroci attentati, la popolarità di Hollande sarebbe crollata al 4%. Tutte le previsioni concordano in un ballottaggio per l’Eliseo tutto a Destra: tra il Front National della Le Pen e il candidato gollista (espressione dell’area più retriva del partito).

Il prossimo anno si voterà anche in Germania. E le possibilità che la SPD, il partito di massa modello d’Europa, fondato a Gotha nel 1875, vinca sono davvero basse. L’avanzata dell’AfD populista di Destra e un rifiuto dell’alleanza con la più radicale Linke li porterebbe a confermare la Große Koalition, una alleanza a cui hanno fatto praticamente da “donatori di sangue”. I socialdemocratici tedeschi governano insieme al partito di centrodestra di Angela Merkel da undici anni, ma l’accordo di governo tra la prime due forze politiche ormai non sembra più una momentaneo ripiego di fronte alla crisi, economica e politica. Come a Berlino, anche al vertice dell’Unione Europea resiste la salda alleanza tra PPE e S&D. Però, se la svolta al Centro che porta all’unione con la Destra sta facendo crollare i vecchi partiti della Sinistra, un ritorno a posizioni più radicali non sembra avere successo. Jeremy Corbyn, sebbene riconfermato alla guida del Labour, non è riuscito a evitare la Brexit in Inghilterra (a dir la verità non si è impegnato tantissimo e per questo lo hanno contestato); soprattutto non appare in grado di risollevare i sondaggi. E a livello europeo c’è scetticismo diffuso sull’efficacia delle ricette dell’anziano leader.

Più a ovest i dati, però, sono in controtendenza. Lo storico PSOE (Partito Socialista Operaio, fondato nel 1879) dopo la scelta di favorire la nascita del governo Rajoy, starebbe crescendo nei sondaggi. Hanno dovuto spodestare il segretario Pedro Sánchez per evitare di tornare al voto per la terza volta in un anno. Le accuse contro Sanchez si basavano sui deludenti risultati alle amministrative e al forte calo de partito alle elezioni e nei sondaggi. Oggi il PSOE viene datoin crescita del quasi 2% nelle intenzioni di voto. La benevola astensione che ha favorito la conferma del gabinetto di Destra a Madrid, starebbe producendo buoni risultati. Ma con Sánchez erano ancora il secondo partito. Ora la coalizione Unidos Podemos li avrebbe scavalcati.

I prossimi appuntamenti e i nuovi tentativi di leadership, come quello di Valls o di Schultz in Germania (il presidente dell’Europarlamento vuole tornare alla politica nazionale) vengono visti come sfide in Europa. Il destino della sinistra e dell’Unione Europea sembra simile: il cambiamento per evitare il crollo.

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