-di FEDERICO MARCANGELI-
Le multinazionali non ci hanno mai abituato a comportamenti dalla spiccata moralità, anche considerando che il loro fine ultimo è pur sempre quello di mantenersi sempre al top nel mercato mondiale. Facebook non è mai stata da meno, essendo spesso oggetto di critiche per alcuni comportamenti non troppo trasparenti. Ad esempio la censura di alcuni contenuti in Turchia, Russia e Pakistan.
Nonostante ciò, l’azienda ha sempre cercato di “darsi un tono” con campagne di sensibilizzazione verso alcuni temi di rilevanza globale: la violenza sulle donne, i diritti degli omosessuali e molto altro.
Evidentemente però la libertà di espressione ed il contrasto ai regimi autoritari non rientrano nelle battaglie del colosso Social che, secondo il New York Times, starebbe sviluppando un sistema di censura per poter entrare nel mercato Cinese.
Per chi non lo sapesse, in Cina vige l’assoluto divieto di utilizzo di moltissimi siti internazionali: da Google a Twitter, passando dallo stesso Facebook. Infatti, attraverso un complesso sistema di firewall chiamato “Golden Shield Project” (il progetto “Scudo dorato”), il regime di Pechino censura tutte le informazioni e le notizie non allineate. Ovviamente i social network sono tra i principali strumenti di comunicazione globale e per questo vengono fortemente osteggiati. L’unico modo per utilizzarli “sottobanco” è sfruttando delle connessioni VPN (reti private criptate create ad hoc, il cui accesso è regolato attraverso un sistema di credenziali) non molto affidabili e, soprattutto, con il rischio di essere perseguiti dal Ministero della Pubblica Sicurezza Cinese.
Per Facebook l’assenza da questo mercato equivale ad una perdita potenziale di milioni di dollari e per questo i dirigenti cercano da tempo un accordo con i vertici del Partito Comunista.
L’ultima idea del colosso sarebbe quella di sviluppare un software di censura interno al Social, in grado di individuare e bloccare tutti i contenuti “inopportuni”. Molto semplicemente, ogni utente cinese verrebbe monitorato in tempo reale e verrebbero oscurati tutti i post non allineati con gli indirizzi indicati dal Governo Cinese. Per contenere le reazioni sdegnate di tutto il web, Facebook aveva in piano di sviluppare il programma dal punto di vista tecnico, lasciando poi la gestione ad un’altra azienda (cinese) e quindi non rientrando direttamente nel sistema di censura (ok la censura, ma preserviamo almeno l’immagine). Nel disegno non erano però previste le fughe di notizie che, a quanto dice il NYT, arriverebbero direttamente dall’interno e che hanno smascherato molto presto il progetto.
Questa scelta aprirebbe a riflessioni molto profonde sulla libertà e sull’incidenza che i social hanno nel mondo. E’ giusto fare affidamento in modo così massiccio su uno strumento che, da un giorno all’altro, potrebbe censurare i nostri contenuti e le nostre vite online? La domanda è certamente complessa, ma prima o poi bisognerà fare i conti con il problema.