Pubblico impiego: contratto a portata di mano

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-di VALENTINA BOMBARDIERI-

A un passo dalla svolta: appare a portata di mano l’accordo sul contratto dei dipendenti della Pubblica Amministrazione. Una accelerazione nel giorno della verità. L’incontro con Cgil, Cisl e Uil convocato dalla ministra della Pubblica Amministrazione Marianna Madia non si è risolto in un lungo giro intorno al problema, in una inconcludente melina. D’altro canto, dopo quasi sette anni di attesa, non era più tempo di schermaglie tattiche benché sul tavolo ci siano problemi enormi che probabilmente non troveranno nel contratto tutte le soluzioni possibili e necessarie. Due i nodi prioritari: la richiesta economica (possibile un accordo su ottantacinque euro) e il superamento della legge Brunetta che “confisca” di fatto ai rappresentanti dei lavoratori il potere negoziale assegnando alla legge materie che invece nel mondo del lavoro dovrebbero essere regolate dalle parti (tra l’altro il provvedimento esclude dai premi un quarto dei dipendenti dello Stato).

Per arrivare ad un aumento di 85 euro sarà necessario prevedere un aumento delle risorse indicate nella prossima legge di bilancio, in quanto il contratto è di tre anni, 2016-2018. La parte normativa avrà come punto di riferimento il Testo Unico del lavoro pubblico, il cui varo è previsto per febbraio.

Al tavolo i sindacati si sono seduti sapendo che i lavoratori del pubblico impiego in questi ultimi sette anni hanno perso per strada una quota enorme di potere di acquisto (alcuni studi parlano addirittura di uno scivolamento al 2001). In più proprio in mattinata l’Istat con la rilevazione sulle retribuzioni salariali, ha sottolineato come il blocco continui a pesare sulle tasche degli statali: nei primi dieci mesi dell’anno le retribuzioni orarie rispetto al 2015 sono aumentate dello 0,7 per cento; per i lavoratori dell’industria l’incremento è stato dello 0,3 per cento, per i dipendenti dei servizi privati dell’1,1, per i dipendenti pubblici, invece, l’aumento è stato pari a zero. Dunque, la questione delle “quantità” era centrale e non a caso Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil che era al tavolo della trattativa ha pubblicamente annunciato la consegna al ministro della “nostra rivendicazione di un incremento non inferiore a 85 euro”. Aggiungendo: “Chiediamo che l’equilibrio tra legge e contratto valga per tutti. Il nostro auspicio è che nelle prossime ore si possa sbloccare, finalmente, questa pluriennale irrisolta vertenza”.

Dopo aver ricevuto le richieste sindacali, il governo ha chiesto una sospensione dell’incontro per poter valutare le richieste tra le quali anche quella di far rientrare nel perimetro dell’intesa il comparto della scuola. Ma Cgil, Cisl e Uil hanno posto anche due ineludibili condizioni per giungere all’accordo: la rimozione della legge Brunetta e l’esclusione in futuro di qualsiasi atto unilaterale. Insomma, il sindacato vuole vere relazioni, l’affermazione di quell’autonomia negoziale che si applica nel settore privato, che è prevista dalla stessa Costituzione e che lo Stato-datore di lavoro ha violato, anche apertamente, in questi ultimi anni. Il ministro, dal canto suo, ha chiesto di andare avanti a oltranza, cioè sino all’accordo promettendo che verranno superate logiche punitive e si cercherà a mettere a punto meccanismi trasparenti per la valutazione e la valorizzazione delle capacità e delle professionalità. Le carte ormai sono tutte sul tavolo. Di qui l’invito del segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava a fare in fretta: “La ministra Madia ha chiesto una sospensione per fare la verifica: la faccia in fretta perché non può essere lasciato in aria il buon lavoro fatto in queste settimane e stamattina. Al punto in cui siamo arrivati, un confronto avanzato la svolta si vede sia per le relazioni sindacali sia per il pubblico impiego. I nodi su cui è in corso la verifica non sono insormontabili. Chiudiamo in fretta l’intesa”.

In effetti a un certo punto della giornata il traguardo è apparso vicinissimo. La pausa chiesta dal governo, però, si è prolungata oltre le previsioni tanto da indurre Antonio Foccillo a sottolineare che “la ministra Madia ha chiesto la momentanea sospensione dell’incontro, ma non ci ha fatto ancora sapere quali sono le sue determinazioni”. Per il segretario confederale della Uil “il confronto era giunto questa mattina in dirittura d’arrivo. Restavano solo due questioni da affrontare e risolvere. Noi ribadiamo la nostra disponibilità a riprenderla in qualsiasi momento. Attendiamo la convocazione del governo”.

Siamo, insomma, a un momento decisivo, sottolineato anche dalle parole del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso che mentre le parti cominciavano il vertice, ha illustrato le sue speranze: “Mi aspetto le risposte necessarie per dire che ci sono risorse per rinnovare i contratti, che ci sono i cambiamenti legislativi necessari e penso all’antica legge Brunetta sul blocco della contrattazione e che c’è una risposta sul precariato. I soldi messi bilancio non sono sufficienti,abbiamo detto con chiarezza che non può esserci un rinnovo che non sia corrispondente quanto determinato nel settore privato e mi pare che di risorse ne manchino parecchie”.

Valentina Bombardieri

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