-di MAURO MILANO-
Nicola Turco, segretario generale della Uilpa, l ministro Madia ha convocato lei e i suoi colleghi di Cgil e Cisl per domani. Sembra riaprirsi la strada verso il rinnovo contrattuale dei lavoratori del pubblico impiego. Sul vostro sito c’è un orologio che, secondo per secondo, dà conto della durata di questa lunga sospensione imposta al negoziato sindacale: 2.518 giorni e mezzo, quasi sette anni. È arrivato il momento, secondo lei?
“Diciamo che non è mai troppo tardi. C’è stata una violazione inaccettabile nei confronti dei lavoratori del Pubblico Impiego, in nessun settore del lavoro privato è mai trascorso un lasso di tempo così lungo senza il rinnovo del contratto. Si tratta di una brutta pagina del nostro tempo, una pagina nera nella storia del lavoro pubblico e del Paese, che deve chiudersi e sulla quale impediremo a qualsiasi Governo di tornare. Il fermo retributivo ha eroso all’osso le buste paga dei lavoratori del Pubblico Impiego, determinando il crollo del potere di acquisto di migliaia di famiglie italiane. La qualità della vita è divenuta scadente in quanto al fermo retributivo si è associato il parallelo aumento delle imposte su beni e consumi. I lavoratori pubblici hanno pagato a caro prezzo la crisi del paese, nella duplice veste di lavoratori e di cittadini-utenti. E il calo dei consumi ne è la diretta conseguenza, innescando un meccanismo a spirale che si ripercuote sui mercati e sull’economia nel suo complesso, generando una nuova classe di poveri! Ma il prelievo coattivo eseguito nelle tasche dei lavoratori si sostanzia, di fatto, in un danno permanente per i dipendenti pubblici in quanto gli effetti del blocco degli incrementi contrattuali produce effetti che travalicano il periodo temporale per il quale è stato inflitto, ripercuotendosi non solo sul presente ma anche sul futuro dei lavoratori. L’impossibilità di recupero, sancita dal legislatore e confermata dalla sentenza della Corte Costituzionale, fa sì che tale misura continui a produrre i suoi effetti su
tutta la vita lavorativa del dipendente nonché sulla sua posizione previdenziale”.
C’è stata una sospensione del diritto costituzionale alla contrattazione?
Sicuramente, ma il dispositivo della sentenza della Corte Costituzionale sul blocco dei contratti ha un significato dirompente, che travalica il mero obiettivo della ripresa della contrattazione. Essa ha reso giustizia ai Sindacati che non possono essere in alcun modo delegittimati dal Governo. Secondo la Suprema Corte, infatti, con il perdurare del blocco, è stata violata la libertà di contrattazione collettiva e dell’autonomia negoziale. Il diritto alla libertà sindacale, sancito dall’articolo 39 della Costituzione, viene fortemente riqualificato e ciò, d’ora in poi, avrà un peso enorme nel confronto su tutte le questioni in cui finora è prevalsa l’unilateralità della parte datoriale.
Per Renzi: “È finita la stagione dei blocchi contrattuali”. È merito del governo o c’è voluto il pronunciamento, a giugno, della Corte Costituzionale?
“Non so da chi sia dipeso. Posso dire, di certo, che sarebbe stato assolutamente inaccettabile se il Presidente del Consiglio dei Ministri avesse perseverato in politiche così penalizzanti solo per una parte del mondo del lavoro”.
Il Presidente del Consiglio ha parlato soprattutto di: “incentivare al massimo il lavoro delle forze dell’ordine aumentando la presenza delle istituzioni sul territorio”. Pensa che saranno i maggiori beneficiari, a scapito degli altri lavoratori?
“Io credo che per il Presidente del Consiglio dei Ministri sia finalmente arrivato il momento di provvedere al rinnovo dei contratti nel Pubblico Impiego. Ben venga se in tale contesto sia previsto un riconoscimento del sacrificio e delle peculiari attività svolte dalle Forze dell’Ordine. Penso, tuttavia, che tutti avranno i propri benefici, nessuno escluso”.
La Madia vuole un “accordo politico” per lo sblocco. I punti fondamentali della trattativa, secondo quanto riporta il nostro sito, saranno tre le questioni imprescindibili: la definizione delle risorse per i rinnovi, la revisione della legge Brunetta e la stabilizzazione dei precari. Ad oggi pensa che l’accordo, intorno a questi punti, si possa raggiungere?
“Si tratta delle cose che chiediamo da anni e sono gli elementi realmente necessari per il rinnovo del contratto. In particolare, vanno rimossi gli attuali paletti che impediscono una “sana” contrattazione integrativa non solo sui trattamenti economici accessori ma sull’intero complesso di regolamentazione del rapporto di lavoro. Le materie sottratte alla contrattazione devono tornare ad essere oggetto di confronto con le Organizzazioni Sindacali, in piena sintonia con quanto previsto dall’art. 39 della Costituzione”.
C’è una visione comune con le altre sigle sindacali?
“Esiste un percorso comune con le altre Organizzazioni Sindacali, tra le sigle che rappresentano le categorie del Pubblico Impiego dei Sindacati confederali, che proseguirà fino al perseguimento di questi obiettivi”.
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