Produzione, marcia indietro su agosto

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-di SANDRO ROAZZI-
 A settembre per la produzione italiana si ritorna con i piedi per terra. I balzi agostani,  relativi assai visto il periodo di ferie, sono già un ricordo. Certo, la flessione di settembre, -0,8%, rispetto ad agosto è controbilanciata dall’andamento dei primi nove mesi dell’anno, +1,1%, che deve il segno più soprattutto al mercato dell’auto in ripresa sempre sostenuta sia pure a ritmi inferiori della prima fase del suo prepotente rilancio. Rifiata anche uno dei settori che ha avvertito pesantemente il peso della crisi, vale a dire il tessile. Eppure la crescita produttiva in questo settore, ad esempio, non sembra stia aiutando il rinnovo del contratto di lavoro.
Meno brillanti le performance infine dei comparti produttivi legati alle costruzioni dove la risalita è lenta soprattutto al sud. La produzione si muove, ma la zavorra che la frena è la stessa che sposta in decimali i fondamentali dell’economia a partire dall’ assenza di prospettive di lunga durata che penalizza consumi e investimenti. Resta comunque importante che si manifesti una vitalità piu’ forte delle incertezze che almeno garantisce i livelli occupazionali e quote di mercato.

Gli italiani stanno alla finestra e non da oggi. Se poi li si interroga su cosa non va, come ha fatto un recente sondaggio presentato in Parlamento, ecco che giudicano l’evasione e l’elusione fiscale, a grande maggioranza con un 65%, mali peggiori dello stato in cui versa della politica. E più della metà degli intervistati vedrebbe con favore la tassazione dei grandi patrimoni, la patrimoniale. Sintomo di un malessere cui finora non si dà risposta ma che potrebbe,  se trascurato,  tradursi in fenomeni simili a quelli, populisti,  che attraversano l’Europa e sono l’incubo delle forze politiche tradizionali, quelle che una volta erano i partiti di massa. Erano.

antoniomaglie

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