Non è un buon giorno: Trump presidente

160510183336-hillary-clinton-benghazi-hearing-2015-restricted-super-169Sarà Donald Trump il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. E questo trionfo è già stato accompagnato dai commenti positivi di Farage, Marine Le Pen e Salvini, i fans “stranieri” dell’imprenditore che a colpi di insulti e di messaggi minacciosi è riuscito a raggiungere la vetta del potere americano e, quindi, del mondo. Basterebbe leggere i nomi di coloro che esultano nella vecchia Europa per rendersi conto che quella di oggi non è una bella giornata.

Va in fumo un’idea della politica saldamente ancorata a principi democratici; vanno in fumo le poche certezze che ancora resistevano annunciando per l’Europa momenti decisamente bui perché la risposta che gli americani hanno dato alle loro paure sono in linea con i segnali che sono arrivati in questi anni dall’Europa con il successo di personaggi e di partiti non particolarmente rassicuranti dal punto di vista del rispetto delle libertà, amanti più delle chiusure che delle aperture, delle società arroccate nella difesa del proprio particolare più che dal desiderio di scoprire nuovi orizzonti.

Un tuffo nel passato, il trionfo di visioni millenaristiche e di pulsioni individualistiche e autoritarie; il trionfo di un’idea di comunità che esclude, che si auto-difende (semmai armi alla mano), che guadagna consensi sull’onda delle giuste rabbie della gente che la crisi ha messo in ginocchio ma che non conosce cosa ci sia realmente dietro quelle rabbie, i sacrifici e le umiliazioni perché nel frattempo ha potuto dormire sonni tranquilli su materassi pieni di quattrini, identificando la realtà con un reality.

Hanno perso Hillary Clinton e i democratici che al pari delle altre forze progressiste europee non hanno saputo interpretare i malumori del Paese, affidandosi alla sicurezza dei “padroni dell’establishment”; hanno deciso di non cambiare e non cambiando si sono condannati al suicidio. Avrebbero potuto cogliere il vento nuovo, quello che gonfiava le vele di Bernie Sanders ma hanno preferito rispondere a una sfida carica di punti interrogativi con la soluzione più rassicurante (certo, a urne aperte, non la più sicura). L’America della Grande Depressione si risollevò facendo leva sulla speranza che si identificava in Franklin Delano Rosevelt; l’America di oggi, al pari di molti paesi europei, ha deciso, invece, di affidarsi alla retorica da talk show e alla paura. Non è un buon mattino.

antoniomaglie

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