-di VALENTINA BOMBARDIERI-
La terra continua a tremare e non accenna a smettere. Ieri mattina la scossa più forte di magnitudo 6.5. La scossa più forte di quella del 24 agosto, più forte di quella che ha distrutto l’Aquila e uguale a quella che il 23 novembre 1980 ha flagellato l’Irpinia.
L’Italia è un paese sismico, e questo lo abbiamo sempre saputo, si studia alle scuole elementari. Il paese europeo più sottoposto e flagellato da terremoti, il 70% del territorio è a rischio. Non si sa né dove né quando, a differenza di quanto affermano le bufale sul web (e ne circolano veramente troppe anche alimentate da senatrici della Repubblica). L’unica certezza è che ce ne sarà un altro. Il 64% dei comuni italiani è a rischio in un Paese che ha già pagato troppo.
Dal 1908 a ieri i terremoti più violenti che hanno colpito l’Italia sono stati ben dodici.
- Era il 28 dicembre 1908 a Messina. Muoiono più di 82 mila persone in un sisma magnitudo 7.2. Una città ridotta in macerie.
- Il 13 gennaio 1915 una scossa di magnitudo 7 colpisce Avezzano, in Abruzzo. Più di 30 mila le vittime.
- 1.400 persone muoiono in Irpinia il 27 luglio del 1930. Le loro vite sono spezzate da una scossa di magnitudo 6.5.
- Il 6 maggio del 1976 un terremoto di magnitudo 6.5 devasta il Friuli causando 976 vittime e togliendo la casa a 70 mila persone.
- Il 23 novembre 1980 un altro terremoto, magnitudo 6.5, in Irpinia, uno dei più distruttivi. 2.735 persone muoiono sotto le macerie e 7500 rimangono ferite.
- Dieci anni dopo, il 13 dicembre 1990 l’Italia continua a tremare. A Carlentini, in provincia di Siracusa, una scossa di magnitudo 5.7 toglie la vita a 13 persone e ne ferisce 200.
- 26 settembre 1997. Due scosse di magnitudo 6.4 uccidono 11 persone in Umbria e nelle Marche. Viene danneggiata anche la Basilica di San Francesco D’Assisi e alcuni affreschi.
- 17 luglio 2011, una vittima per una scossa di magnitudo 5.2 in Trentino.
- Nel 31 ottobre 2002 una scossa di magnitudo 5.9 toglie la vita a 27 bambini a San Giuliano di Puglia e alla loro maestra.
- Nel 2009, il 6 aprile un terremoto di magnitudo 6.3 devasta l’Aquila e uccide 309 persone. La scossa alle 3.32 e i cittadini vengono colti nel sonno.
- 29 maggio 2012, a Modena una scossa di magnitudo 5.9 uccide 16 persone e ne ferisce 350. L’epilogo di un terremoto iniziato 9 giorni prima che aveva già fatto 7 vittime.
- Il 24 agosto 2016 una scossa di magnitudo 6.2 scuote il centro Italia. In provincia di Rieti, con epicentro ad Amatrice. 297 le vittime.
Dodici le regioni italiane colpite. Dodici su venti. In più di un secolo 12 terremoti che hanno distrutto l’Italia. Dove non arriva la natura ci pensa l’uomo. Fino al 1980 solo il 25% del territorio era a rischio sismico, oggi siamo arrivati al 70%. Secondo le stime oggi poco più di un edificio su quattro non è costruito seguendo le normative antisismiche.
Secondo i dati dell’Ufficio Studi della Camera dei deputati abbiamo speso 121 miliardi euro in 48 anni, circa 2.5 miliardi l’anno. A cui bisogna aggiungere ammortizzatori fiscali, sgravi sociali, esenzioni e welfare. Senza aggiungere quanto costerà la ricostruzione del sisma che ha colpito e sta colpendo il Centro Italia. Il vero paradosso all’italiana è che con 2,5 miliardi l’anno per quindici anni si potrebbe ridurre al minimo il rischio sismico.
Le nonne dicevano che prevenire è meglio che curare. Ma diciamo che in Italia non si ragiona proprio così. Nella legge di stabilità 2015 sono stati tagliati 4,5 miliardi per abolire la tassa sulla casa, senza pensare che con 2,5 miliardi si potevano attuare politiche di messa a norma degli edifici. Una casa costruita con norme antisismiche costa solo il 10% in più di una casa dove se dovesse arrivare un terremoto molto probabilmente non se ne uscirebbe vivi.
L’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha condotto nel 2015 in collaborazione con il Cnr e l’istituto nazionale di oceanografia e di geofisica di Trieste un’indagine sulla percezione della pericolosità sismica. Su un campione di 41,3% di cittadini residenti in zone sismiche con elevata pericolosità, solo il 6% è risultato avere una percezione adeguata del pericolo. Il 33% si ritiene abbastanza informato, mentre il 38% pensa di essere informato in modo superficiale, e il 23% di non esserlo affatto. Meno del 5% ha partecipato personalmente a un’iniziativa per la riduzione del rischio sismico.
Solo in Italia non esiste ancora un sistema pubblico e privato per la gestione del rischio catastrofale, specialmente per le abitazioni. Sistema che esiste in altri 18 paesi, tra cui Francia, Belgio, Turchia, Giappone e Romania. L’Ania – l’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici – ha calcolato che, in media, con 100, 150 euro l’anno ogni appartamento potrebbe assicurarsi da eventualità calamità.
Una soluzione di cui si è ampiamente discusso ma non è mai stata messa in pratica dal governo di turno. La paura che questa soluzione possa essere percepita come un ulteriore tassa sulla casa, il motivo principale delle reticenze. Peccato che però gli interventi e i soldi stanziati a disastro avvenuto diventano una tassa implicita per tutti. Gli italiani hanno versato nelle tasse dello stato 145 miliardi di euro con le accise sulla benzina per finanziare le ricostruzioni dal 1970. Undici centesimi di euro al litro ci vengono prelevati ogni volta che andiamo a fare benzina. A conti fatti quindi gli italiani continuano a versare all’erario circa 4 miliardi di euro all’anno, naturalmente solo con le accise.
L’ultimo tentativo di introdurre l’obbligo di assicurarsi è stato fatto nel 2012 dal governo Monti in occasione della riforma della Protezione Civile ma non è mai diventato legge. L’attuale governo Renzi di questa ipotesi non discute proprio: “Non possiamo gravare di ulteriori spese la classe media, a maggior ragione visto che abbiamo tolto la tassa sulla prima casa. Oggi il tema dell’assicurazione non è all’ordine del giorno”, le sue dichiarazioni ad un incontro sul piano Casa Italia.
Siamo un Paese a rischio, dove le macchine dei soccorsi si attivano ad una velocità che ci fa onore. Ma siamo un Paese di fatalisti. Nessuno crede mai che possa toccare a lui. Nessuno in Italia fa i conti con il fatto che i terremoti arrivano, più o meno puntuali. Appartengono per noi ancora alla categoria dell’imprevedibile. Imprevedibile nel momento forse sì ma nelle conseguenze, conti alla mano, direi proprio di no.