Ponzio Pilato si è trasferito all’Unesco

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L’Italia è un bizzarro Paese: riesce a dimenticare la propria storia anche in quei consessi (e in quelle occasioni) in cui dovrebbe ricordarla. L’altro giorno il nostro rappresentante ha deciso di astenersi su una risoluzione dell’Unesco a proposito della “tutela del patrimonio culturale della Palestina” a Gerusalemme Est. Non sempre le forti reazioni del governo di Benjamin Netanyahu sono condivisibili (capita in democrazia), ma mai come in questo caso il premier israeliano ha ragione. E il rappresentante dell’Italia dovrebbe saperlo benissimo. In quel luogo all’interno del “patrimonio culturale” che l’Unesco intende tutelare c’è il “Muro del Pianto”, caro agli ebrei. È in sostanza quel che rimane del famoso tempio che vide la “cacciata dei mercanti” ad opera di Cristo. Rimase in piedi alla fine dell’assedio e della distruzione della città attuata da Tito comandante delle legioni, futuro imperatore romano e figlio di Vespasiano. Era il 70 d.c. Ora, a parte il fatto che non si capisce perché mai l’Unesco si sia andata a infilare scientemente e senza alcuna competenza in questo ginepraio politico, di fronte a quel passato che in ampia misura ci riguarda, il nostro rappresentante avrebbe dovuto esprimere quanto meno voto contrario e non fare come Ponzio Pilato, governatore dell’area e figura peraltro storicamente controversa, lavandosi le mani con l’astensione.

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