Occupazione, va meglio ma ultimi in Europa

 

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Sul prato della Casa Bianca di fronte a Barak Obama il premier italiano, Matteo Renzi martedì ha sottolineato i suoi meriti sul fronte della lotta alla disoccupazione. “Ho creato 585 mila posti di lavoro”, ha detto. Il giorno dopo l’Ocse conferma i passi in avanti ma smentisce gli entusiasmi pre-referendari eccessivi perché dal punto di vista del tasso di occupazione, strumento di valutazione più affidabile, i nostri miglioramenti, pur in linea con quelli europei, non bastano ad avvicinarci ai vagoni di testa.

Nel secondo trimestre dell’anno in corso in Italia il tasso di occupazione è cresciuto al 57,4 per cento (dal 56,9) ma quello dell’eurozona si è attestato al 65,3 (contro il precedente 65,1), quasi otto punti più del nostro. Ma il divario emerge ancora di più se i raffronti vengono fatti con la Germania (cresciuta dal 74,4 per cento al 75,5) e persino con la Francia che pure “annaspa” al 64,2. Arretra solo la Spagna che sta comunque meglio di noi (59,1 dal 59,3). Vola il tasso estone (73 per cento, +1,8). Fra i grandi paesi industrializzati siamo ultimi e in generale peggio dell’Italia stano solo la Grecia (52,2) e la Turchia (50,8).

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