Per la ripresa intelligenza e passione

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-di SANDRO ROAZZI-

“Prosegue la fase di debolezza dei vari livelli della attività economica”. Dopo i dubbi sul futuro prossimo della nostra economia e la reazione decisa, ed un po’ piccata, del Governo questa frase lapidaria dell’Istat sembra una sorta di pietra tombale sul tentativo di creare aspettative migliori nell’anno in corso. Del resto il contesto internazionale non aiuta: rallenta l’economia dell’area euro, gli scambi commerciali non sono nel loro migliore momento, gli Stati Uniti reggono bene in attesa del nuovo inquilino della Casa bianca. E la Bce pare voglia attenuare l’ondata di liquidità che riversa continuamente sul sistema bancario ed economico anche se Draghi non esclude “sforamenti” oltre marzo 2017.

Ma proprio quest’aria di…compromesso (meno quantità, più tempo) spinge a considerare l’attuale congiuntura ancora dominata da una sostanziale incertezza. Da noi l’indice denominato “indicatore composto anticipatore” fa sapere che sono ormai otto mesi consecutivi che il segno meno non abbandona l’osservazione degli andamenti economici. E che vi sia incertezza sulle prospettive è convalidato dal fatto che metà delle nostre imprese prevede nei prossimi mesi un lieve rialzo dei prezzi, mentre l’altra metà propende ancora per riduzioni. E l’inflazione resta a livelli minimi se non fosse che l’energia, petrolio in testa, rialza un poco la testa.

La Confindustria ancora una volta viene in soccorso del Governo ed il suo Presidente Vincenzo Boccia si esprime a favore delle scelte che faranno parte della nuova legge di stabilità invocando il realismo : “Con l’attuale debito pubblico non si può fare la lista della spesa…” Boccia spinge l’acceleratore su interventi che detassino la produttività mostrando ancora una volta una visione parziale di come incentivare la ripresa, nella quale c’è poco spazio ad esempio per una maggiore equità. Anche se non va dimenticato che la Confindustria si è resa protagonista di una ripresa di rapporti con il sindacato che mancava da tempo e che in un certo senso richiama anche il governo ad una maggiore considerazione dei corpi intermedi. E non è poco.

“Vedremo chi ha ragione”, ribadisce il premier Renzi. Forse però la questione, rilevante per carità in politica, non sta tanto nel valutare ragioni e torti quanto nel provare a pedalare nella stessa direzione. Per allontanare lo spettro della stagnazione serve un Paese che metta in campo tutte le sue energie, morali, imprenditoriali, solidali, culturali. Servirebbe insomma qualcosa in più di misure che pur sono necessarissime per rivitalizzare l’economia. Come nel passato, il colpo di reni da dare non è solo frutto di calcoli, ma di intelligenza, passione, volontà tese a guardare lontano.

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