Italicum, ecco come funziona la legge che vogliono cambiare

87454_italicum

-di ANTONIO MAGLIE-

Dopo la pubblicazione del testo integrale della legge che riforma la Costituzione, pensiamo di fare cosa utile proponendo un piccolo dossier il cui link troverete sotto questo pezzo, redatto dalla Camera dei Deputati sul funzionamento della nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum. Matteo Renzi esclude commistioni tra i due temi. In realtà, il rapporto esiste perché, seppur indirettamente, il meccanismo elettorale incide sugli equilibri tra i poteri. A integrazione di quanto indicato nel documento che proponiamo, vogliamo sottolineare che per ognuna delle cento circoscrizioni saranno eletti 6-7 deputati e di 6-7 nomi saranno composte le liste che dovranno prevedere l’alternanza tra uomo e donna. Per garantire la parità di genere nella rappresentanza finale, la legge prevede che i capilista di uno dei generi non possano rappresentare più del sessanta per cento del totale e che gli elettori possano esprimere anche due preferenza a patto che la seconda riguardi un candidato di genere diverso rispetto alla prima.

I capilista sono “bloccati” il che vuol dire che se il seggio scatta, il prescelto viene eletto automaticamente. Sono previste anche le candidature multiple: si può essere presentati in più circoscrizioni per un massimo di dieci. La lista verrà aperta dal nome del capolista a cui faranno seguito due spazi bianchi per le preferenze. I nuovi meccanismi dell’Italicum non si applicano in Trentino Alto Adige e in Vale D’Aosta dove si vota per collegi uninominali come nel vecchio Mattarellum. L’Italicum (in burocratese legge numero 52 del 6 maggio 2015) vale solo per la Camera dei Deputati ed è entrata in vigore lo scorso 1° luglio. Ora la sua sorte appare un po’ in bilico, legata com’è alla riforma costituzionale e alle manovre dei partiti che, più o meno con convinzione, annunciano di volerla cambiare.

E poi c’è la Corte Costituzionale che deciderà dopo il referendum e potrebbe cancellare alcune parti controverse della legge che, in effetti, non sembra sanare le lacune del Porcellum visto che limita in misura notevolissima la scelta dei cittadini: tra capilista bloccati e candidature multiple, i leader (più dei partiti che ormai non sembrano esistere più) hanno ampio spazio di manovra per scegliere direttamente e a priori la rappresentanza da portare alla Camera dei Deputati, il più possibile conforme ai propri orientamenti (alcuni politologi parlano di un parlamento di nominati per il 70 per cento). Con la conseguenza che il leader (che è anche il candidato premier) potrebbe premiare nella selezione dei candidati la fedeltà (e quindi la disponibilità all’obbedienza cieca e acritica) piuttosto che alla qualità. E questo, in maniera surrettizia, di fatto accrescerebbe il potere del premier spostando in qualche modo gli equilibri.

Poi c’è la questione che riguarda le dimensioni del premio di maggioranza. Perché con il meccanismo del ballottaggio potrebbe accadere che al secondo turno riesca a vincere un partito che ha riscosso nel primo poco più del venti per cento dei consensi del corpo elettorale, cioè del complesso degli aventi diritto al voto compresi quelli che al seggio non si sono presentati. Il successo garantirebbe 340 seggi con la conseguenza che gli sconfitti dovrebbero dividersi non più di 290 seggi. Una situazione che ha indotto alcuni a sostenere ironicamente che aveva caratteristiche più “democratiche” la famigerata Legge Acerbo che spianò la strada alla dittatura fascista.

Ovviamente si tratta di battute ma ciò non toglie che esista uno squilibrio che potrebbe avere come conseguenza l’aggravamento del disincanto elettorale e l’ulteriore allontanamento degli elettori dai seggi. Di qui il ritorno di fiamma nei confronti di una legge proporzionale (formalmente riproposta con una mozione parlamentare dal Movimento 5 stelle ma che non sarebbe sgradita nemmeno a Silvio Berlusconi) che in un sistema di fatto basato su una sola Camera (o su una Camera prevalente) fotograferebbe in maniera più precisa l’articolazione del consenso politico e della rappresentatività dei vari partiti garantendo così maggiormente le minoranze. In ogni caso bisognerà attendere l’esito del referendum sulla riforma costituzionale. E questa attesa da sola basta per farci capire che poi non è propriamente vero che le due cose viaggino su binari paralleli visto che a un certo punto finiscono per intersecarsi.

italicum_new_14-05italicum_new_14-05

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi