Licenziamenti in aumento: l’ottimismo non basta

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-di SANDRO ROAZZI-

La… certificazione viene dal Ministero del lavoro: i licenziamenti crescono del 7,4%. Molti sono contratti a tempo determinato, ma anche quelli a tempo indeterminato pure ancora in crescita sembrano agli… ultimi fuochi in attesa di novità. Non e’ una fotografia della occupazione che può sorprendere: il rallentamento economico non è il frutto di menti preconcette ma è solo semplice realtà. E questa volta non c’è spazio per trasmigrazioni dalla precarietà a lavoro stabile. Ora bisogna attendere la riapertura completa delle attività economiche per capire cosa veramente sta accadendo.

Non ci sono solo i rischi di ulteriori licenziamenti e le chiusure di imprese, ma anche le richieste di mobilità (anticamera della risoluzione del rapporto di lavoro) e la cig straordinaria a far paura. La speranza è che si segua un percorso fisiologico, il timore che si vada oltre. In ogni modo appare fuori luogo sostenere che tutto va bene. Un ottimismo svincolato da dati di fatto convincenti non incanta nessuno.

Renzi ripete che c’è molto da fare. Giusto, è il molto che fatica a emergere. Anche perché Moscovici dalla Commissione Ue comincia ad ammonire: l’Italia ha avuto molta flessibilità, ora vedremo la manovra di bilancio. Come dire, ad essere fiduciosi, partita aperta. E che le cose non vadano alla grande lo dimostrano anche alcuni dati Bankitalia: in aumento i prestiti alle famiglie, in calo quelli alle imprese. Probabilmente i mutui a prezzi mai tanto convenienti incoraggiano il ricorso, mentre le garanzie richieste per l’accesso al credito di tante piccole imprese, non… convincono. E quella parte di economia insostituibile per la crescita continua a soffrire.

Intanto crescono ancora le sofferenze superando quota 198 miliardi di euro. Qualcosa non torna. Il guazzabuglio politico attuale, Roma compresa, impedisce di ragionare a mente fredda sulla situazione. E trovare percorsi assai diversi. Ma sembra che questo modo di pensare non sia di moda. Il ping pong fra ottimismo e contestazione prosegue immutabile, logoro, superficiale. Tutto questo può generare apprensione? Forse, ma soprattutto crea tanta malinconia. Ed esclude possibilità di rischiare e creare fiducia reale.

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