Alcune vignette pubblicate da Charlie-Hebdo sul terremoto di Amatrice hanno scatenato polemiche, anche molto violente soprattutto sul web. Un dato è certo: quelle vignette sono brutte e travalicano abbondantemente il limite del buon gusto. Esattamente come quelle sui musulmani e sul piccolo Aylan. Ma noi crediamo fermamente nella libertà di pensiero e di espressione (articolo 21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”) perciò abbiamo solidarizzato con quel giornale (e con i francesi: “Je suis Charlie”) quando ha subito un feroce attacco terrorista alimentato da quello spirito estremista che non tollera ironie su Allah e arma la mano dei seguaci dell’Isis.
D’altro canto, se si dovesse selezionare tutto quello che è accettabile dal punto di vista del buon gusto e del buon senso, troppe cose dovrebbero essere cancellate, soprattutto dal Web. Parliamo poi sempre di un limite indefinibile che ognuno di noi sposta a proprio piacimento. Non è questo, dunque, il sentiero che porta una società a essere libera: di dire cose intelligenti e di ascoltare cose anche molto stupide. E se le prime si possono condividere, le seconde si possono anche ignorare. Tutto rientra in quell’ampio alveo che è la libertà di scelta individuale. Non ci piacciono quelle vignette ma ancor meno ci piacciono quei fini pensatori che sul web quasi inneggiano ai terroristi che fecero strage nella redazione di Charlie-Hebdo: alla stupidità non si risponde con la stupidità al quadrato. Non ci piace chi ironizza sulla morte e non ci piace chi inneggia alla morte. Nei principi di libertà si sono gli antidoti per rendere innocui questi simili seppur apparentemente contrapposti integralismi.