-di ANTONIO PATUELLI*-
Gli italiani sono fra i popoli con la maggior propensione al risparmio del mondo. Una condizione senza dubbio favorevole per le banche operanti in Italia, tradizionalmente focalizzate sull’attività di raccolta e impiego del risparmio. Da tale condizione discendono tuttavia grandi responsabilità: la tutela del risparmio si basa sull’etica e si concretizza in una quotidiana attività d’impresa per preservare la solidità delle singole banche e di conseguenza la fiducia negli intermediari.
Tutelare il risparmio è presupposto fondamentale del fare banca e, a maggior ragione, del fare banca in Italia ed ogni riflessione in tema non può prescindere da quanto accaduto negli ultimi mesi in seguito al decreto del Governo che ha definito la procedura di risoluzione delle quattro banche. Le polemiche che ne sono derivate hanno tuttavia oscurato un dato di fatto: il costo della crisi delle quattro banche è stato quasi totalmente scaricato sulle banche sane e sui loro azionisti, per un importo pari – nel solo 2015 – a 2,35 miliardi. Un esborso aggiuntivo rispetto ai contributi obbligatori al Fondo europeo per la risoluzione delle crisi bancarie e al Fondo interbancario di tutela dei depositi, cui si è di recente affiancato un ulteriore schema volontario di intervento, separato e autonomo rispetto a quello obbligatorio posto a tutela dei depositi, cui ha aderito la quasi totalità delle banche. Nell’aprile 2016 è stato poi lanciato il Fondo Atlante, alimentato per una componente maggioritaria da risorse bancarie e finalizzato ad accompagnare talune operazioni di ricapitalizzazione e favorire la gestione dei crediti in sofferenza. E anche il ristoro ai risparmiatori coinvolti nel salvataggio delle quattro banche quali titolari di obbligazioni subordinate sarà realizzato con risorse bancarie.
Dalla fine di novembre 2015 (il decreto sulle quattro banche in risoluzione è del 22 novembre scorso) alla fine di aprile 2016, i depositi bancari da clientela residente sono comunque aumentati di oltre 41 miliardi, passando da 1.289,25 a 1.330,41 miliardi.
Dal 1° gennaio 2016 è però radicalmente mutato il contesto regolamentare: per effetto del recepimento della Direttiva comunitaria Brrd è stato introdotto anche nel nostro Paese l’istituto giuridico del “bail-in”, il cosiddetto “salvataggio interno” che d’ora in poi verrà adottato per gestire ogni eventuale grave crisi bancaria che non venisse altrimenti affrontata.
Le nuove regole e i nuovi principi, definiti negli ultimi anni a livello sovranazionale per impedire che si manifesti di nuovo una crisi finanziaria come quella esplosa nel 2007-2008, richiedono e sempre più richiederanno a tutti una più forte consapevolezza e attenzione nella gestione dei propri risparmi e dei propri investimenti. Ogni risparmiatore dovrà operare le proprie scelte di investimento, anche quelle apparentemente più semplici, applicando attenzione e capacità di approfondimento della materia analoghe a quelle che comunemente sono manifestate dagli acquirenti di nuove abitazioni.
Complessità è senza dubbio parola chiave: essa rappresenta infatti una delle sfide che tutti saranno chiamati a gestire, anche per effetto delle innovazioni tecnologiche nell’offerta, nelle modalità distributive. Il cambiamento potrà essere meglio affrontato solo grazie alla maggior conoscenza e consapevolezza che deriverà da un generale coinvolgimento nei progetti di educazione finanziaria e al risparmio e che si tradurranno – se accompagnati da contestuali iniziative di educazione civica e civile – in accrescimento qualitativo dell’Italia tutta. La Costituzione, d’altronde, non contiene solo i principi fondamentali della Repubblica Italiana e le metodologie di funzionamento delle Istituzioni, ma anche alcuni articoli fondamentali per l’educazione finanziaria e al risparmio, che deve divenire pratica diffusa, permanente e generalizzata, a partire dai programmi scolastici.
Se la maturazione di un più approfondito livello di conoscenza delle materie finanziarie appare un approdo inevitabile, al contempo le banche rappresentate dall’Associazione Bancaria Italiana si stanno già adoperando per favorire una parallela semplificazione del corpus di informazioni che accompagnano il collocamento di prodotti d’investimento. Decenni di normative, introdotte dalle Autorità nazionali prima ed europee poi, si condensano infatti in prospetti informativi troppo complessi, sia in termini di linguaggio, sia per la quantità di pagine che li compongono.
Con l’obiettivo di favorire una sempre maggior trasparenza semplice nel collocamento dei prodotti finanziari l’ABI ha chiesto di promuovere l’adozione, in Italia, dei modelli semplificati di informative precontrattuali rivolte ai risparmiatori studiate dall’Unione Europea e appoggia quanto proposto dal Sole-24 Ore in tale ambito.
Il recente documento posto in consultazione da Consob in tema di “schede-prodotto” è la base per contribuire a fornire – senza sostituirsi ai prospetti richiesti dalle normative istituzionali – le informazioni essenziali in una formulazione più semplice. Tali schede potrebbero essere distinte anche per differenti colori, associati a diverse tipologie giuridiche di prodotto di investimento, così da evitare ogni fraintendimento in sede di sottoscrizione anche da parte dei meno esperti di tematiche finanziarie, che potrebbero percepire preventivamente la rischiosità connessa a un determinato prodotto di risparmio o investimento.
In conclusione, lo scenario più auspicabile è una più generalizzata affermazione del modello del dialogo: un dialogo interpersonale, basato su grande chiarezza, lineare, non infarcito di sigle complesse, acronimi incomprensibili e termini stranieri che rimandano a istituti giuridici diversi dalla tradizione del diritto italiano. La comunicazione dovrà ricreare il quotidiano stile di dialogo adottato dalle persone e al contempo mantenersi rigorosamente rispettosa della completezza informativa, effetto dei molti aspetti tecnici che caratterizzano ogni investimento, anche il più semplice. Semplicità e non semplicismo, dunque.
Il mondo delle banche è impegnato per rendere la comunicazione chiara, comprensibile, semplice, progressiva e coinvolgente. E opera a tale scopo sia al suo interno, sia attraverso un’opera di sensibilizzazione delle Autorità affinché esse semplifichino la comunicazione in ambito finanziario. In attesa di ottenere crescenti risultati, incrementali rispetto a quelli già allo stato conseguiti, siamo impegnati in uno sforzo di maggior chiarezza, spiegazione, coinvolgimento dell’interlocutore anche nelle complessità giuridiche, non scaricandole sul risparmiatore, ma favorendo la graduale maturazione di una consapevolezza sempre crescente. Da ciò deriverà una maggiore confidenza costruttiva e una crescita della fiducia reciproca.
* Presidente del’Associazione Bancaria Italiana. Testo realizzato su invito della Fondazione Pietro Nenni a chiarimento dei modi in cui il sistema bancario garantirà quella tutela del risparmio prevista dalla nostra Costituzione in risposta alle nuove condizioni create dal Bail-in