Trasferimento docenti, sindacati al ministero coi dossier

 

insegnanti

-di ANTONIO MAGLIE-

I flussi turistici sembrano sorridere all’Italia: secondo alcune previsioni, alla fine gli arrivi dall’estero cresceranno del 3-4 per cento. C’è, però, un altro turismo che riempie le piazze e certo non per ammirare qualche splendido monumento avuto in eredità dal nostro passato: quello scolastico. Perché i professori che da Napoli a Palermo hanno deciso di sfidare la calura per protestare contro la nuova ondata di trasferimenti non erano entusiasti né ammirati per le bellezze delle loro città ma molto più semplicemente adirati per un algoritmo dispettoso che spesso spedisce in sedi lontane i prof con punteggio più alto e in quelle più vicine quelli con punteggio più basso. Insomma, nell’intelligenza artificiale del “cervellone” ministeriale il mondo (soprattutto quello contrattuale) si capovolge dando luogo a bizzarre sistemazioni. A Napoli non sono mancati momenti di tensione davanti alla prefettura con qualche spintone. 

La questione in realtà non è esplosa improvvisa, nonostante il sottosegretario alla pubblica istruzione, Davide Faraone, abbia cercato di buttare acqua sul fuoco forse per esorcizzare il “diavoletto” che inquina le scelte del cervellone di viale Trastevere. Dopo aver sottolineato che la mobilità è doverosa “nei confronti del mondo della scuola ma anche dei non addetti ai lavori” (cosa sinceramente tutta da dimostrare: chiunque di noi è andato a scuola e nessuno si è mai posto il quesito sul luogo di provenienza della professoressa o del professore di latino e greco), il renziano uomo di governo snocciola i numeri dal suo punto di vista ovviamente positivi. Infatti, sono rientrati dalla regioni settentrionali 1.100 insegnanti in Sicilia, 600 in Puglia, 1.800 in Campania e 540 in Calabria. Partiranno, invece, 800 dalla Sicilia, 550 dalla Puglia, 1500 dalla Campania e 400 dalla Calabria. 

Ora, a parte il fatto che il saldo è pur sempre attivo nei confronti dei partenti (4.350 a fronte di 4.040), la questione non è di numeri ma di affidabilità delle procedure, cioè di funzionamento dell’algoritmo. Sulla efficienza del quale, Faraone non sembra aver dubbi anche perché a suo parere “la situazione è, comunque, diversa rispetto al passato quando i docenti, condannati a un precariato senza termine, erano costretti a muoversi, ma senza alcuna certezza”. Avendo un contratto, dunque, è legittima l’incertezza legata alle bizze di un algoritmo: si può essere tranquillamente spediti a Cormons anche se, in base ai diritti acquisiti (una vera bestemmia in un mondo che li vuole cancellare), bisognerebbe andare a Pescara. Evidentemente ognuno è libero di prestare più attenzione alla parte mezza piena o a quella mezza vuota del bicchiere.

Ma non si può certo dire che queste bizzarrie (e le tensioni conseguenti) non fossero state segnalate al ministero retto dalla signora Stefania Giannini. Il primo giorno d’agosto, cioè non un secolo fa, i segretari di Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals (Domenico Pantaleo, Maddalena Gissi, Giuseppe Turi e Marco Paolo Nigi) avevano inviato una lettera in cui segnalavano alla ministra in cui si segnalava che “i risultati dei movimenti della scuola primaria nelle fasi B) C) e D) pubblicati in data 29 luglio hanno presentato fin da subito una serie di numerosi possibili errori ed incongruenze che generano reclami, richiesta di interventi, presentazione di ricorsi e diffide”.

Di qui la richiesta di verificare l’applicazione delle norme del contratto sulla mobilità, di effettuare “il controllo e la verifica dei movimenti della scuola primaria e dei relativi algoritmi anche in previsione della pubblicazione imminente dei movimenti del personale di scuola secondaria di primo e secondo grado”; di disporre “il rinvio delle scadenze fissate nella nota 2609 del 22 luglio 2016 sulle indicazioni operative per l’assegnazione dei docenti dall’ambito alla scuola”. La delicatezza della situazione ha indotto il ministero a ricevere ieri (4 agosto) pomeriggio i sindacati che nei giorni scorsi avevano presentato diversi dossier sugli errori del famoso cervellone. Le risposte ministeriali, però, sono state piuttosto deludenti. Dal loro punto di vista gli errori sarebbero pochi e isolati, conseguenza dell’ampiezza dell’operazione. Errori a cui si proverebbe a fornire delle risposte attraverso la procedura di conciliazione. Ma per i sindacati le cose non stanno così: gli errori sono numerosi e questo alto numero è indicativo di un algoritmo impostato in maniera sbagliata. Risposte, insomma, insufficienti con l’offerta di soluzioni definite “pasticciate” e perciò peggiori del male che si vorrebbe curare. Di qui l’annuncio di adeguate iniziative a tutela dei diritti che a parere dei sindacati sono stati violati.

Ma la tecnologia sbaglia anche perché l’uomo ha provveduto a realizzare una legge che sta creando non poche situazioni paradossali. Un esempio? Il messaggio che è passato inizialmente diceva che gli insegnanti sarebbero stati distribuiti in base alle esigenze delle scuole. In realtà, l’esigenza primaria è stata quella dello smaltimento delle graduatorie permanenti con la conseguenza che per alcune materie con pochi posti c’è stata sovrabbondanza di docenti che sono stati messi a disposizione e distribuiti un po’ a casaccio (con il paradosso che insegnanti di diritto sono andati a finire alle elementari dove evidentemente la loro presenza non è necessaria) mentre sono rimaste vuote caselle dove non scarseggiavano i posti ma le persone da immettere in ruolo (matematica). La legge ha sostanzialmente finito per prevedere l’immissione in ruolo a prescindere dalle disponibilità. La costruzione del provvedimento ha così impedito di coprire le diverse caselle in maniera razionale finendo per lasciarne alcune scoperte. Eppure non è che gli insegnanti mancassero: in tanti, infatti, hanno ottenuto l’abilitazione successivamente al provvedimento e, pertanto, non sono entrati nelle graduatorie. 

I disagi legati all’assegnazione delle sedi si sarebbero potuti anche evitare tenendo presente un po’ le “storie” implicitamente contenute in quelle graduatorie. Perché dietro i numeri ci sono sempre le persone. Al Nord c’è stata sempre sovrabbondanza di cattedre rispetto al Sud e questo induceva molti giovani docenti, per superare il precariato, a concorrere per una cattedra lontano da casa. In tanti, però, quando questo esodo volontario e “stabilizzatore” era consentito, hanno scelto di continuare con le supplenze avendo alle spalle situazioni personali o familiari che di fatto impedivano il trasferimento. È evidente che un algoritmo, per quanto intelligente, non è in grado di valutare queste situazioni. Faraone può avere pure ragione quando dice che ora la mobilità non è precaria ma garantita da un contratto, ma non può negare che ci possano essere situazioni di disagio legate a un trasferimento che negli anni passati la persona in questione (e in linea di massima non parliamo di giovanissimi) aveva deciso di escludere come prospettiva di vita non per pigrizia ma per necessità. Se poi ora il cervellone, dopo aver accumulato punteggio, si fa pure beffe di lui spedendolo all’altro capo dell’Italia quando invece dovrebbe collocarlo a pochi chilometri dalla zona di resindenza, la rabbia diventa una conseguenza prevedibile.

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One thought on “Trasferimento docenti, sindacati al ministero coi dossier

  1. Che disagio e sofferenza per migliaia e migliaia di lavoratori della scuola, che dal Sud dovranno trasferirsi al Nord! Sembra tutto niente o poca cosa sulla pelle di intere famiglie, coinvolte in questo ” forzato” passaggio al Nord . Certo, un posto di ruolo è importante e qualche sacrificio si doveva pur fare! Ma di sacrifici questi poveretti . da quindici-venti anni e più ne hanno fatti tanti. Seconda estate”calda”. E, dopo? Quali, dopo, le probabili conseguenze? Non so. Forse, però, riesco ad immaginare io che genio non sono! Credo che aumenteranno i turisti nel Sud e Centro-Italia ! I figli piccoli, i genitori anziani , i mariti o le mogli, ogni tanto o spesso, avranno bisogno, anche affettivamente, di quel “salvatore della patria”, inviato per una benefica missione, perché prima la scuola non era “buona”. Evviva!
    Grazie.

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