
-di SANDRO ROAZZI-
Nella tormentata estate europea spunta un segnale di fiducia. Secondo la Bce è costituito dall’andamento dell’occupazione, mentre la ripresa continua ad essere moderata (e fragile). In questo ultimo periodo l’occupazione è cresciuta nell’Eurozona dell’1,4%. Per trovare un dato altrettanto positivo si deve risalire al primo trimestre 2008 quando c’erano economisti e statisti, o presunti tali, che negavano la recessione in arrivo. Il tasso di disoccupazione scende al 10,1% in attesa del salto… ad una sola cifra. Ma resta lo scoglio della disoccupazione di lunga durata inchiodata ad oltre il 5%. E Brexit? Esercita il suo…malefizio per ora soprattutto sull’inflazione in balia di incertezze che la confinano nella deflazione ancora per mesi.
La situazione migliorerà, ma nel 2017 e nel 2018. In ogni caso Draghi insiste nel dirsi pronto ad agire con tutti gli strumenti disponibili, frase che più di una volta ha irritato le orecchie tedesche, ora silenzio. Segno che le difficoltà ci sono dappertutto, anche se in quelle parole si scorge ancora una volta la volontà di continuare l’allineamento con le altri Banche Centrali nel mondo, in particolare la prudente Fed statunitense. Certo per la Bce le banche debbono fare il possibile per mantenere attivo il canale dei finanziamenti a imprese e famiglie, in “modo appropriato”.
Un passaggio che si potrebbe anche intendere come un invito a moderare gli allarmi attorno al sistema bancario, ma al tempo stesso a rafforzare il rapporto esile fra banche ed economia reale. Piercarlo Padoan aveva usato toni assai più duri in Parlamento per scoraggiare critiche e accuse. Aveva, non a caso, parlato di un sistema bancario non a rischio sistemico, ma soprattutto non tale da condizionare altri comparti bancari. Come dire: diffido dal considerare l’Italia l’anello debole della catena. Quasi una sfida, ma anche una preoccupazione. La situazione delle banche rimane intanto esposta agli esiti più vari ed imprevedibili. Anche se appare sbagliato, e un po’ luciferino la bolgia di dubbi e polemiche in atto. Si sa bene però che il loro futuro richiede un progetto complessivo che ancora non si vede. Si vedono invece ancora gli appetiti speculativi. E l’altalena prosegue.