-di SANDRO ROAZZI-
È un vero e proprio balzo quello del mercato immobiliare nel primo trimestre 2016. La ripartenza c’era già stata nel 2015 con un crescendo negli ultimi tre trimestri che aveva toccato a fine anno il 9,1%. Ma da gennaio a marzo ecco l’affondo: +17,9%, quasi il doppio. Con un risultato ancora migliore nelle grandi città che arriva al 19%. Perfino l’immobiliare destinato ad usi economici, negozi e quant’altro, è in territorio decisamente positivo con un +8%. Il che fa pensare che ci sia una pur iniziale, timida possibilità di contenere la desertificazione del terziario nelle città rappresentata dalla desolante visione delle saracinesche abbassate e del buio serale, poco rassicurante, nelle vie.
Ma come valutare questa crescita, torna la passione per il mattone? Certamente l’attuale fenomeno non è paragonabile ai picchi pre-crisi, manifestando caratteristiche diverse e dimensioni più contenute. Spiega Lorenzo Bellicini che dirige il Cresme: “Siamo in linea con le previsioni. Come spiegare questi dati positivi? Tassi dei mutui bassi, prezzi calati da tempo, ma in particolare voglia di migliorare la propria condizione abitativa, trovando soluzioni più confortevoli che ad esempio l’usato le offre. La ricerca delle migliori condizioni insomma si dirige soprattutto verso il patrimonio immobiliare esistente. E siamo in presenza di una sorta di ascensore sociale. Poco coinvolti i piani bassi, di più quelli medio-alti”.
Ma l’ostacolo tassazione? “Vale per le seconde case, meno per le prime abitazioni dopo i recenti interventi. In sostanza possiamo dire che siamo di fronte ad un nuovo ciclo però alle prese, non dimentichiamolo, con le incognite economiche che dovremo affrontare”. Del resto le ristrutturazioni sono state incentivate, i mutui anche nel prossimo futuro si avvantaggeranno di un costo del denaro mai così conveniente ed il ricorso ad essi viaggia su incrementi percentuali vicini al 30%, mentre il risparmio è tornato a salire nelle fasce più abbienti ed è in cerca di antiche sicurezze. Tutto questo però non sembra sufficiente a ridare fiato al complessivo settore delle costruzioni uscito con le ossa rotte dalla recessione. Stabilizza alcuni settori ma, senza il volano pubblico e nuovi investimenti, il contributo del settore alla ripresa resterà frenato. Al Cresme ritengono inoltre che il comparto attraversi poi una profonda trasformazione, tecnologica, di domanda, di rapporto con il territorio. Una nuova storia si è aperta. L’immobiliare è allora un segmento di questa evoluzione. Benvenuto intanto a questo primo rilancio ma da misurare d’ora in poi sulla tenuta che dipende fatalmente da un contesto economico per molti versi indecifrabile.