Merlin, la “Madre” dimenticata dalla Turco

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-di GIANNA GRANATI-

Nella trasmissione “La grande storia” dell’ 8 luglio (Rai Storia) sono state ricordate le donne presenti nell’Assemblea costituente. Livia Turco, presidente della Fondazione Iotti, ha ricordato l’apporto dato dalle donne elette alla redazione della Costituzione, rivendicando la loro presenza come “madri” della nostra Costituzione e soffermandosi proprio sull’articolo 3 della Carta costituzionale che riguarda espressamente la parità dei diritti dei cittadini, senza distinzione di sesso.

Mi sarebbe tanto piaciuto che avesse ricordato che l’emendamento all’articolo 3 della Costituzione che introduce la parità dei sessi è opera della socialista Lina Merlin. Ecco la prosa e la verve battagliera della Merlin: “Quando si discusse quello che nella Costituzione è l’articolo 3, era stata proposta la formula: ‘Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di razza, di lingua, di religione…….’ Proposi di aggiungere “di sesso”. Alcuni colleghi osservano che con le parole “tutti i cittadini” si indicavano uomini e donne, e il mio emendamento era dunque superfluo”. Ed ecco la risposta fulminante della Merlin: “Nel 1789 furono solennemente proclamati in Francia i diritti dell’uomo e del cittadino, ma quella proclamazione, che fu adottata da tanti altri paesi, restò ‘platonica’ perché cittadino è considerato solo l’uomo con i calzoni, e non le donne, anche se oggi la moda consente loro di portare i calzoni”. E l’ebbe vinta!

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