Le parole d’autore di Nenni: manicomio

 

Manicominio-di FRANCESCA VIAN-

La più vera libertà è l’uguaglianza sociale.” Pietro Nenni, 1923

Nel primo anniversario della marcia su Roma, Nenni rievoca i rapporti fra il primo fascismo e “lo stato democratico e liberale”, estendendo lo sguardo al “manicomio” dell’Europa di allora, “con una interpretazione del fascismo, quale fenomeno interno e fenomeno internazionale, che è di una lucidità profetica” (Gaetano Arfè).  

“Nel grande duella fra le forze reazionarie, raccolte dietro i gagliardetti fascisti, ed il proletariato socialista, lo Stato si era illuso di dominare la situazione ed aveva poste tutte le sue forze – esercito polizia magistratura – a disposizione del fascismo. (…) Con quella che retoricamente è chiamata la marcia su Roma, esso non fece che stendere la mano per afferrare il potere che di fatto esercitava fino dall’agosto. (…) L’animo guerriero delle masse non si improvvisa in condizioni così sfavorevoli: mentre furibonde polemiche intestine, come quella condotta dai comunisti, seminavano lo scoramento e mentre il proletariato era preso fra il fuoco incrociato di due eserciti. (…) Vinto sul terreno della violenza il socialismo, il fascismo – che si era riconciliato con la monarchia – non aveva più avversari temibili. (…) Noi non credevamo (…) al conflitto fra esercito e fascisti. Essi avrebbero compiuta la loro marcia allegorica senza colpo ferire. C’era l’ordine di stato d’assedio, è vero, ma perché lo Stato doveva difendersi in quell’estremo momento se non si era difeso prima? (…) La “marcia” si svolse come era nelle previsioni. Lo stato d’assedio proclamato da Facta (…) rimase come una grottesca farsa dei poteri centrali. La sedizione ebbe dalla Corona l’investitura legale, onde la marcia fu come una passeggiata goliardica, ricca di pittoresco, scarsa d’azione”.

Il fascismo non si spiegherebbe senza il contesto europeo, un contesto che Nenni aveva acutamente criticato fin dal suo primo articolo sull’Avanti! come corrispondente da Parigi, un contesto che era “il preludio di una nuova guerra”, che aveva incattivito i vinti, costretto i vincitori a vivere in stato di guerra permanente, complice quel trattato di Versailles, “tragico nodo che ci strozza tutti, vinti e vincitori”.

Passa per l’Europa come un vento di follia; nella difesa di privilegi, posti in serio pericolo, le borghesie hanno gettata alle ortiche la maschera della legalità; esse fanno ricorso ai mezzi estremi sia in campo economico che in quello politico; ma la frenetica corsa verso la salvezza ha tutte le apparenze di una corsa verso l’abisso. (…) Ma in questo grande manicomio che è l’Europa…”.

Qui Nenni estende il significato della parola manicomio alla lingua politica, e più in generale alla lingua comune, con il significato di ‘ambiente pieno di rumore e confusione’ (dal Nuovo Dizionario etimologico della lingua italiana di M. e M. A. Cortellazzo: fig. manicomio 1923, P. Nenni: fonte Lingua Nostra LIII [1992] pagina 78).

E’ interessante che un altro esempio di manicomio, riportato nella immagine di copertina, segnalatomi da Ferdinando Levi, nipote del grande vignettista (con Anna, Bianca, Dora, Carlo e Nerina) sia anch’esso dedicato a Mussolini. Il manicomio di Scalarini può essere considerato un neologismo, di uso figurato della voce, di molto anteriore a quello di Nenni, perché comunque si delinea un luogo, il manicomio, ma vi si ricovera un’idea: l’interventismo (Avanti!, 22 novembre 1914, pagina 3). Scalarini esce dalla metafora nella sua vignetta, con un manicomio, inteso figurativamente come “luogo di cura” delle idee balorde.

Manicomio è una voce dotta composta di due elementi di origine greca: manía ‘pazzia’ e kom- ‘curare’. Anche in questo caso Nenni è fedele all’etimologia della parola: l’Europa sembrerebbe un luogo in cui la mania si presenta massiccia, più che un luogo di cura. Invece, Nenni poi prescrive anche la “cura”, come sempre, in fondo all’articolo.

Una vecchia canzone americana dice “l’ora più buia è sempre quella prima dell’alba”, e quindi – fuor di metafora – il “vento di follia” dell’Europa condurrà a una nuova era.

Ma in questo grande manicomio che è l’Europa il gusto della libertà rinasce e si traduce di nuovo in antitesi di classe – giacché la più grande e la più vera libertà è l’uguaglianza sociale; (…) una sola grande Idea ed un solo grande movimento si muove nel senso del progresso umano: – il Socialismo. (…)

E quest’umile verità, col concorso di uomini disposti a servirla fino al sacrificio, disarmerà il fascismo e la reazione, quali si siano gli aspetti che in un prosieguo di tempo assumeranno” (i passi di Nenni sono tratti da Contributo alla commemorazione della marcia su Roma. “Noi no”, Avanti!, 28 ottobre 1923, articolo non firmato, ripubblicato in La battaglia socialista contro il fascismo, 1977). francescavian@gmail.com  

francescavian

3 thoughts on “Le parole d’autore di Nenni: manicomio

  1. Bella e interessante questa puntata. Ho letto con piacere il libro di Francesca Vian “RESISTERE IN PIEDI-Le parole di Pietro Nenni”-Stampa Alternativa.
    Un piccolo libro, che ho regalato a moltissimi miei amici, perché, attraverso le numerose citazioni, Francesca Vian, come sempre, ci fa conoscere il linguaggio e l’efficacia delle parole di Pietro Nenni.
    Grazie anche per questo contributo.

  2. Grazie, Maria. Ho una grande ammirazione per l’idea geniale di Stampa Alternativa di divulgare saggi brevi e molto curati, a un euro. Il direttore editoriale ha accolto la mia proposta di dare spazio anche a Pietro Nenni, nella collana Millelire, e gli ha dato una bella veste editoriale; anche il titolo “Resistere in piedi” è suo. Pian piano il libretto sta raggiungendo le librerie, fra cui le tante Feltrinelli, che ne hanno fatto una recensione originale. Un passo alla volta, anzi “un piede dopo l’altro”, direbbe Nenni. Abbiamo parlato di “Resistere in piedi” alla libreria Limerick di Padova il 9 giugno. Andrea Nicolello Rossi ha organizzato la serata e molti hanno parlato di Nenni in modo appassionato, fra i quali di Francesco Arnau, Bruno Mezzalira, Silvano Cogo, il prof. Michele Cortellazzo, Maria Grazia. Ripeterò l’esperienza in altre città vicine.

  3. Cara dottoressa Francesca Vian Sarei Grato di invitarla per la presentazione del suo Libro ad Urbino Mi chiamo Gabriele Franci, socialista fratello del proffesore Alberto, collega di suo Padre. Leggo gli articoli che mi vengono inviati dalla Fondazione Nenni, ho 55 anni provengo da una famiglia che con Nenni era di casa mio Padre Umberto Franci pittore xilografo andava spesso a Roma per incontrarsi con Nenni a via del corso, tanto che nell’ultimo libro pubblicato di recente da Rai eri di Osvaldo Bevilacqua L’italia nascosta, parla nella pagina dedicata alle marche dell’incontro che ci fu tra Nenni e mio Padre ad Urbino durante una personale di xilografie di mio padre.Lei mi chiederà cosa centra bevilacqua con tutto questo. Laureatosi ad Urbino, si fece amico di mio fratello Alberto, e da quel rapporto di amicizia diventò ben presto come un figlio e mio padre lo accolse in casa nostra, e tutte le volte che lui tornava ad Urbino da Giornalista Rai chiedeva se Franci era ancora vivo e veniva a trovarlo o si incontravano a Palazzo Ducale. Mio padre 28 11 1909 31 5 2012. Su google trova l’opera artistica di Franci Umberto xilografo. Grazie

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