Tra liti e allarmi la barca affonda

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-di SANDRO ROAZZI-

Tre notizie, tre volti dell’Italia che non vorremmo. Con l’accusa di corruzione e riciclaggio perquisizioni ed arresti da parte della guardia di finanza aprono un nuovo capitolo degli scandali di questa tristissima seconda Repubblica. Operazione Labirinto pare si chiami, nome azzeccato visto che da anni è labirintico lo scenario della corruzione italiana, storia infinita sulla quale pesa la decadenza politica e delle classi dirigenti.


La seconda notizia è l’ennesimo trambusto in Borsa dopo che si è sparsa la notizia che la Bce ha chiesto con una lettera a Mps di ridurre le sofferenze. Frutto di quel temutissimo stress test imposto alle banche che dopo la Brexit incute ancor più timore con le incertezze sul futuro. Non c’è da meravigliarsi: anche un gigante come Deutsche Bank è monitorato da tutti gli Osservatori economici e finanziari del pianeta, le sue difficoltà odorerebbero di problemi sistemici per l’economia.

La terza notizia riguarda l buco nei contributi versati all’Inps: quelli considerati ormai “perduti” ammontano a 90 miliardi. Molti sono il frutto della lunga recessione che ha spinto chi era in ristrettezze a non pagare. E l’Italia di chi non ha pagato nei sette anni di “carestia” economica da un lungo elenco potrebbe trasformarsi in un costume diffuso dal quale possono nascere altri imprevedibili movimenti di protesta. Ma quale è la risposta della politica? Le liti sulla giunta di Roma, le liti sul sistema elettorale, le liti nel centrodestra. Liti personali e collettive, ma non progetti, opere.
Incuranti tutti del fatto che alla lunga il nocciolo duro di un Italia che malgrado tutto va avanti potrebbe pure cominciare a… fondere.

Tutto questo avviene mentre l’Europa non sa che strada prendere per rimettersi dal botto Brexit. Il più serafico è uno dei protagonisti dello sconquasso, quel Nigel Farage che ha dichiarato di volersi dimettere dal Movimento perché il suo compito è finito. Ma conserverà il posto nel Parlamento europeo con sublime coerenza.
Finiti i proclami della prima ora, si torna al punto di partenza, con una accentuazione anti Bruxelles, quasi si fosse alla vigilia di un… Bruxit. Duro il ministro tedesco Schaeuble, secondo il quale se la Commissione non riesce ad affrontare i problemi con il suo esercito di euroburocrati saranno gli Stati a cercare direttamente le soluzioni in grado di frenare l’onda montante degli euroscettici referendari contro i grandi partiti popolari. Il che consegnerebbe alle Cancellerie europee un’Europa a più velocità, forse però tutte al… minimo. Ed il Financial Times si accorge con risalto della sfida di Renzi a Bruxelles, non tanto sulle banche quanto sulla crescita e sull’immigrazione. Insomma il quartier generale della Commissione europea è avvisato: i Governi di Paesi importanti non ci stanno a farsi cuocere al fuoco lento dell’ignavia che regna a Bruxelles sotto la guida inconsistente di Junker. Tanto più che si sono all’orizzonte appuntamenti elettorali importanti, fra i quali il referendum costituzionale in Italia.

Si avverte più che mai l’esigenza di un colpo d’ala che eviti di far tracimare la Brexit da problema serio ad una deriva ingovernabile. E forse il momento che viviamo sta diventando davvero pericoloso.

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