Il crimine “corre” su Internet

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-di VALENTINA BOMBARDIERI-

Il fascino del mondo di internet e il suo doppio: la permeabilità ai comportamenti criminali. Un problema che diventa sempre più grave e globale. Oggi, 28 giugno, si è tenuta a Roma nella Sala Koch di Palazzo Madama la presentazione da parte di Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la privacy, della relazione annuale al Parlamento e al Governo.

La priorità è il mondo di internet. La nostra privacy è in pericolo. Nel corso del 2015 – è sottolineato nella relazione di Soro – è proseguito il lavoro svolto per assicurare la tutela della privacy on line, a partire dai grandi motori di ricerca e dai social network. Il Garante italiano vanta il primato tra gli omologhi europei nelle prescrizioni imposte a Google e ha consolidato lo scorso anno la procedura di confronto e controllo del protocollo sottoscritto dal colosso di Mountain View. Ha inoltre imposto di bloccare i falsi profili (i fake) e di assicurare più trasparenza e controllo agli utenti.

Attraverso linee-guida sono state definite le garanzie da assicurare agli utenti da parte di chi svolge attività di profilazione on line, a partire dai principali siti web. Sono stati poi fissati i criteri per l’accoglimento delle richieste di tutela del diritto all’oblio su Internet e la deindicizzazione degli Url. Nel 2015 sono raddoppiate le comunicazioni di violazioni di banche dati. Per Soro l’obiettivo è di aumentare le tutele. Ci vuole più privacy e più controllo.

“La criminalità informatica ha assunto dimensioni inquietanti” e, “con lo sviluppo dell’Internet delle cose”, potrà arrivare a compromettere “la sicurezza fisica delle persone”. Questo è l’allarme. Il cybercrime una “minaccia reale”, con un peso sull’economia mondiale “stimato in 500 miliardi di euro all’anno, poco al di sotto del narcotraffico nella classifica dei guadagni illeciti”.

Le banche risultano essere le più colpite secondo la relazione di Antonio Di Salvo al convegno “Cybercrime e Data Security”. Cinquecento milioni di euro la cifra persa ogni anno in Europa da banche e risparmiatori. Soldi che finiscono nelle tasche di hacker e criminali informatici. In Italia, si assiste ad un aumento ogni anno del 150% di frodi bancarie, molte delle quali dovute proprio ad una protezione interna insufficiente.

La colpa di chi è? Secondo le statistiche al primo posto troviamo i comportamenti inconsapevoli (78%), al secondo troviamo la distrazione delle persone (56%) e infine l’accesso in mobilità alle informazioni (47%).

Le banche e le imprese però non si proteggono sia per un basso livello di approccio strategico al problema che per un insufficiente approccio tecnologico, accompagnato dall’assenza di ruoli organizzativi dedicati. In particolare, le aziende denunciano la difficoltà nel quantificare costi e benefici delle tecnologie (60%), la mancanza di sensibilità del Top Management (38%), le difficoltà a definire i confini d’azione (32%) e altrettanto cruciale la mancanza di competenze di security management (24%).

Di sicuro non solo grandi aziende e banche. Il pericolo per chi usa internet è dietro l’angolo. Tutti i giorni. Anche quando andiamo a comprare quel paio di scarpe che ci è piaciuto tanto. Gli anziani e i giovani sono le fasce più a rischio, in un mondo digitale e digitalizzato dove fidarsi è bene e non fidarsi è meglio.

Valentina Bombardieri

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