La casa del fascio, Avanti! 7 settembre 1924, scalarini.it
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-di FRANCESCA VIAN –
“Ogni giorno che passa serve a smascherare il fascismo e a disintossicare il cervello dei suoi partigiani” (Avanti!, 21 febbraio 1931, firmato “Noi”, ripubblicato in La battaglia socialista contro il fascismo, 1977).
In questo articolo, scritto durante l’esilio a Parigi, Nenni fa un’analisi serrata delle opposizioni al fascismo tedesco, “il quale, se ha potuto sfruttare demagogicamente la crisi economica per tentare di infiltrarsi in mezzo alle masse operaie, si è per contro urtato sul terreno politico alla resistenza non sospettata del Parlamento, mentre nel paese cozzava contro la granitica organizzazione socialista e repubblicana”. Sull’opposizione al nazismo, abbiamo ricordato la scorsa settimana il monumento di Berlino, dedicato ai parlamentari uccisi, che seppero, secondo Nenni, congegnare intelligenti mosse per frenare l’irreparabile ascesa di Hitler.
In questo articolo, Pietro Nenni fa uscire dal cilindro una parola nuova, che mai fu tanto appropriata per la speranza di uscire dal fascismo, voce già assegnatagli dal Grande dizionario dell’uso, diretto da Tullio De Mauro: “disintossicare” (fonte Lingua Nostra, 1991).
Il fascismo è tossico: parola che deriva dal greco ‘toxikón’, cioè ‘veleno nel quale s’intingono le frecce dell’arco’. Il cervello dei partigiani del fascismo tedesco si è inizialmente in-tossicato, e ora – spera Nenni – si sta dis-in-tossicando: con il prefisso dis-, che davanti al verbo ripristina lo stato anteriore dell’azione espressa, cioè si esce dalla tossicità.
Questa parola, di cui al momento non esistono nella lingua italiana esempi anteriori al 1931, nemmeno come termine con valenza scientifica (cioè con tossico inteso in senso proprio), ha la stessa alchimia di dis-im-borghesito, che abbiamo visto nella puntata del 14 gennaio: ci si allontana ora (dis-) da ciò a cui un tempo ci si era avvicinati (in-), la tossicità del fascismo. In chimica si chiamerebbe emulsione, la composizione di queste due parti di parole che vanno in direzione contraria. C’è un passaggio in più: si astrattizza la tossicità. In questo caso tossico è un veleno ideologico, utilizzato in accezione figurata.
Probabilmente Nenni non ha composto egli stesso la formula chimica di questa affascinante parola, ma l’ha tratta dal francese, dove i composti di tossico sono nati per primi in Europa, e dove “désintoxiquer” è presente dal 1867.
Passando in Italia, il veleno ideologico in cui i fascisti intingono le frecce della loro vita è fatto di gesti, di azioni quotidiane, di una propaganda rigorosamente manipolata, che va dai quaderni dei bambini, alle scritte sui muri, al rigidissimo controllo della stampa. Una breve ed efficacissima analisi del controllo della carta stampata in Italia, eseguito dal Ministero della cultura popolare durante il ventennio, è nel libretto “Le veline di Mussolini”, di Giancarlo Ottaviani, edito da Stampa alternativa, collana Millelire. L’autore riporta una serie di indicazioni di censura, fra le quali ad esempio, il divieto di riprodurre nei quotidiani donne con il cosiddetto “vitino di vespa”: solo “donne floride e sane” devono popolare l’immaginario degli anni Trenta in Italia.
Il veleno ideologico che emana dalla Casa del fascio intossica anche il paesaggio di questa vignetta di Giuseppe Scalarini. Ha una porta e due finestre, come tutte le case. Eppure è inquietante, aggressiva, acquattata nel silenzio della notte, in un paesaggio reso spettrale dal plenilunio. Sembra una maschera demoniaca. Mi ha ricordato le parole del poeta tedesco Bertolt Brecht, contemporaneo di Nenni, ‘resistente’ anch’egli a tutti i fascismi, e che, come Pietro Nenni, votò la sua straordinaria arte di comporre le parole, alla speranza di un domani migliore: “Dalla mia parete pende un lavoro giapponese, di legno, maschera di un cattivo demone, laccata d’oro. Con senso partecipe vedo le vene gonfie della fronte mostrare, quanto sia difficile essere cattivi”.
Torniamo la prossima settimana su un altro veleno fascista, quello dell’omertà.
Grazie per questo approfondimento sulla parola di Nenni, una riflessione importante sul nostro passato e sul nostro presente di cittadini d’Europa e del mondo.