Il rebus pensioni, il fallaccio di Calenda

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-di SANDRO ROAZZI-

Il Ministro Calenda vivacizza la vigilia dell’incontro Governo-sindacati sulle pensioni con una uscita sulla contrattazione da… primo della classe. In sostanza il neo Ministro ammette che Confindustria e sindacati abbiano la titolarità di discutere e decidere sulla contrattazione ma li ammonisce a “fare presto”. Altrimenti? Forse il Ministro nel frattempo teme di annoiarsi? O vuole puntellare la nuova Presidenza Boccia? Con questa uscita in realtà il Ministro trascura che l’area a favore di una discussione diretta fra le parti sociali è parecchio ampia, basta ricordare la posizione molto decisa della Confcommercio di qualche giorno fa nell’escludere interventi dall’alto, non a caso molto applaudita dai leader di Cgil, Cisl e Uil.

Può essere utile piazzare una spada di Damocle come l’intervento governativo, ad esempio escluso da un collega di Governo come Padoan, sul ritorno al dialogo fra Esecutivo e sindacati che stanno per ritrovarsi di fronte al Ministero del Lavoro? In questo frangente, assai complesso, il tempismo non deve essere proprio la migliore virtù di Calenda. Certo si potrebbe argomentare anche che la battuta vada riferita alla fase di stallo del contratto dei metalmeccanici che sulle questioni economiche segna tuttora un nulla di fatto. Ma è sicuro il Ministro che un’entrata così decisa in questa partita aiuti a trovare soluzioni? Il dubbio che si tratti di fallo piuttosto che un… assist è legittimo.

Ma il confronto che conta è quello sul nodo della flessibilità da lavoro a pensione che nelle intenzioni del sindacato dovrebbe risolversi senza penalizzazioni (o comunque più basse di quelle ventilate) e stabilendo un’età congrua (la Uil ha giorni fa ricordato che potrebbero essere i 62 anni). In realtà Cgil, Cisl e Uil vorrebbero allargare l’orizzonte del confronto a altri temi dalla rivalutazione sia pur graduale delle pensioni al lavoro. Nessuna pretesa del “tutto e subito” ma certo un ritorno da parte sindacale a voler essere protagonisti nel contribuire agli indirizzi delle politiche sociali e del lavoro. Se questo sarà ritenuto uno schema accettabile da parte del Governo lo si capirà presto. Così come si comprenderà se l’attuale fase di possibile disgelo dei rapporti avrà un futuro che andrà oltre gli scenari delle elezioni e del referendum. Per ora il Ministro Poletti ha ribadito che l’intenzione è quella di fare sul serio, magari tenendo in parte le carte coperte. Il via ai giochi è per oggi.

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