La cura dimagrante dei dipendenti pubblici

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-di SANDRO ROAZZI-

Nel 2014 ciascun cittadino italiano, secondo uno studio della Corte dei Conti, spendeva per il finanziamento dei dipendenti della Pubblica amministrazione 2695 euro. Meno dei 2726 euro di un tedesco e meno dei 4203 euro di un francese. Ma a quanto pare quel che si risparmia in euro si perde in tempo… per le file. Secondo la Cgia di Mestre infatti le file agli sportelli pubblici sono aumentate l’anno scorso del 54,4% rispetto a venti anni fa quando il ricorso ad internet e nuove tecnologie era ai primi passi. Anzi davanti agli sportelli dei Comuni il balzo è stato addirittura del 104,6%. Sembrerebbe che utilizzare mail e digitalizzazione sia un sistema rimasto ancora in buona parte sulla carta.

Se poi si mettono in raffronto le file con i casi di “menefreghismo” sul lavoro di cui si sono occupati i magistrati la frittata è fatta. Per il pubblico impiego è un periodo nel quale piove sul bagnato. Le file si allungano ed i giovani industriali di Confindustria reclamano anche per esso la fine dell’art.18 anche se la Madia ha ricordato loro con un secco stop i rischi di discrezionalità che si aprirebbero per la politica nei licenziamenti di dirigenti, funzionari ed impiegati ai quali invece si deve chiedere efficienza ma garantire autonomia ed imparzialità. Dulcis in fundo, latitano da anni i rinnovi contrattuali per i quali sono previsti circa 300 milioni di euro che dovrebbero essere soprattutto utilizzati per i redditi più bassi, probabilmente scontentando tutti, chi avrà e chi no.

Eppure il nostro Paese ha visto ridurre consistentemente la spesa per redditi da lavoro dipendente nella P.A.: secondo la Corte dei Conti nel 2015 era di 161,7 miliardi con una diminuzione rispetto al 2014 di quasi 2 miliardi. E nel periodo 2010-2015 la diminuzione è ammontata a quasi 11 miliardi. Non meno interessante è la comparazione fra lavoro privato e pubblico: in dieci anni (fatto cento il 2005) il valore delle retribuzioni nel privato è salito di 22,5 punti, il pubblico si ferma a 10,3 punti, crescita imputabile esclusivamente ai primi cinque anni.

Se poi si da un’occhiata alla situazione europea il costo del lavoro pubblico è calato (al 2014) di 5,1% mentre in Francia è aumentato del 7,1%, in Germania del 10,4%. Peggio di noi fanno gli altri Paesi mediterranei: dal -8% della Spagna al -23% della Grecia. E’ evidente che la stretta c’è stata e che dalla crisi i dipendenti pubblici non ne sono usciti certo indenni.

Eppure questi risparmi sono serviti a poco perchè é la spesa corrente li ha abbondantemente vanificati. Si lascino perdere allora i luoghi comuni per insistere sulle cose da fare: i rinnovi, che non solo possono rimotivare i pubblici dipendenti ma anche sostenere i consumi. La conoscenza delle opportunità informatiche che si ottiene con un’opera di alfabetizzazione imponente; il cambiamento profondo del costume politico che ha accumulato scandali su scandali all’insegna di una autoassolutoria impunità. Ed obiettivi reali di efficienza, provata con la qualità dei servizi e la fine di episodi di lassismo intollerabili. Ma soprattutto occorre un ringiovanimento del settore da non vivere come una assicurazione sulla vita, la cui rata da pagare è però la disistima degli altri.

 

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One thought on “La cura dimagrante dei dipendenti pubblici

  1. Ricordiamo anche il prolungato blocco del turn over. Inutile proporre nuove tecnologie quando l’età media del dipendente pubblico è pari alla metà di un secolo. Avanti così le tecnologie veramente utili nel pubblico impiego diventeranno quelle medicali come avanzate apparecchiature acustiche o deambulatori con alzata automatica. Altro che qualche fila in più…

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