E se i troppi galletti abbassassero la cresta?

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-di SILVANO MINIATI-

Non è stata certamente la prima volta che mi è capitato di fare mattina a cercare di capire quale sia stato il vero risultato delle elezioni e che indicazioni si potevano trarre dai risultati esaminati di primo acchito.

Una prima considerazione va fatta e subito a proposito di sondaggi: exit pool e proiezioni, approfittando del fatto che ancora una volta si è dimostrata l’inattendibilità e quindi l’inutilità delle tante previsioni.

Sulle previsioni sbagliate, si è, ancora una volta sviluppata la consueta orgia di commenti e di previsioni da parte dei soliti che dopo averci ammonito sul fatto che quei dati non andavano ancora presi sul serio, si affrettavano a utilizzarli per costruirci sopra le loro analisi sulle sorti della politica, delle istituzioni e anche del mondo

Improvvisamente per alcune ore tutto sembrava ormai acquisito. Poi il ribaltone. A notte inoltrata.

È successo di tutto. Sala raggiunto da Parisi, Giacchetti in bilico rispetto alla Meloni, De Magistris trionfante a Napoli, anche se, il ballottaggio potrebbe cambiare il significato dei primi risultati, intanto su quelli di tarda nottata alcune cose, pensiamo di averle capite, e su queste vorremmo ragionare.

È chiaro che non tutti hanno vinto, e che il PD non è uscito affatto bene da questo turno elettorale. Certo non tutto è deciso ed esistono evidenti possibilità di recupero, a condizione però che il presidente del consiglio si renda conto che il ruolo di re mida non è sua prerogativa. I fatti dimostrano che non è affatto vero che qualsiasi cosa gli capiti di toccare diventa automaticamente oro.

La Valente a Napoli è uscita con le ossa rotte da una vicenda politica tutta orchestrata allo scopo di far fuori lo scomodo Bassolino; che Verdini, non porta voti e ad essere maligni si potrebbe anche chiedersi se addirittura non porti sfiga.

Le scuse che furono usate per giustificare la sconfitta di Genova, questa volta non sono neppure immaginabili. Renzi e il gruppo dirigente del PD hanno sbagliato e di grosso a Napoli.

Quanto su questa loro scelta abbiano pesato antiche antipatie nei confronti di Bassolino o la storica rivalità tra De Luca elevato ormai a grande consigliere del principe. Bassolino è stato chiaramente vittima di un apparato politico molto più presente e influente a Salerno che a Napoli. A mio parere sarebbe finalmente venuto il momento che anche il segretario e il suo gruppo dirigente si chiedessero se in qualcosa non abbiano davvero sbagliato e se non siano stati vittima del loro egocentrismo.

Se Renzi si chiedesse almeno quanto è costata la sciagurata gestione della previdenza lasciata nelle mani di Padoan, Poletti, Boeri e soci, che hanno gestito la questione degli esodati, delle possibili uscite anticipate verso la pensione, degli ottanta euro sui quali Renzi aveva giustamente scommesso molto, trasformatisi in un boomerang con comica finale per centinaia di migliaia di persone chiamate a restituire soldi che si guardi bene non avevano neppure chiesto.

Sulla previdenza e cosi come sul mercato del lavoro, sembra quasi dimostrato che hanno trionfato coloro che volevano mettere Renzi nei guai. Ho letto ieri su Repubblica che l’onorevole Ichino insiste ancora su soluzioni che non portano a nessun risultato positivo, utilizzando dati non verificati per parlare di Nord e Sud rischiando di creare nuove divisioni. Come insistere sul fatto che i sacrifici peserebbero soprattutto sul Nord.

L’ammarezza con la quale si è chiusa, almeno per me, la nottata elettorale non è stata certamente attenuata dalle dichiarazioni televisive dell’onorevole Rosato, capo gruppo del PD, il quale presentandosi sotto le spoglie del vecchio militante di altri tempi, ha subito tratto la conclusione che chi ti ha battuto non può che essere tuo nemico del quale bisogna tirar fuori subito tutte le magagne possibili. A me la scelta di appellarsi alle magagne altrui quando si parla di Roma ma anche di Livorno non sembra, una scelta giusta.

I cinque stelle sono criticabili e molto per quello che hanno fatto o non fatto fino ad oggi, deludendo non poco molti cittadini che li avevano vissuti come motore di un reale cambiamento della società italiana, ma non si può certo accusarli dei guai di Livorno come se ne fossero gli unici responsabili. Comunisti, socialisti e sinistra in generale hanno amministrato Livorno per decenni, facendo il bello e il cattivo tempo in tutti i livelli del potere, municipalizzate comprese.

Se la situazione attuale de comune di Livorno e delle municipalizzate è pesante c’entreranno qualcosa anche quelli che c’erano prima hanno governato oppure no? Come mai Renzi non si chiede se atteggiamenti spocchiosi e arroganti e settari come quelli di Rosato; della Seracchiani; della Boschi non siano tra le radici di un risultato elettorale che certo non può riempire di gioia? E ancora perché Renzi non riflette su come mai la storia di questo paese fornisce molti esempi di leader niente affatto privi di fantasia e di capacità com’è stato per la prima parte della esperienza Bettino Craxi, rimasti poi vittima, certo non incolpevole della cerchia di collaboratori che ritenevano che per essere considerati e quindi anche premiati come collaboratori davvero apprezzati, dovevi essere persona capace di dire sempre signor si e di esaltare sempre il capo.

Ricordo che quando nel PSI il dominio di Craxi era ormai diventato pressoché indiscutibile. Faceva impressione il piccolo esercito di giovani che parlavano non di Craxi ma di Bettino come se con lui avessero mangiato la pappa insieme, come si direbbe a Firenze. Se c’è una lezione che dovremmo imparare subito, è che in certi momenti è necessario costringere i tanti galli e galletti che ti girano attorno ad abbassare la cresta facendo capire che dire sempre signor si o dimenticare che il presidente del consiglio non è il tuo compagno di banco, ma Matteo Renzi che è anche segretario del PD. Questo servirebbe a ricollocare tutto nella propria dimensione e dimostrare che all’orientamento dei cittadini siamo molto più attenti di quanto non sia apparso nel recente passato.

Se Renzi non riesce a sottrarsi alla logica delle adulazioni e non capisce che anche tra i gufi ci possono essere molti “animali” indispensabili alla vita del branco, per il PD si preparano davvero tempi duri. Tempi duri non affrontabili scaricando sempre la colpa sugli altri e neppure usando ad esempio la Valente prima come novella madonna pellegrina da accompagnare in giro per Napoli e poi a disastro consumato addossandole magari tutte le colpe e annunciando l’intenzione di ricorrere al commissariamento del PD di Napoli.

Napoli è terra di una sede forense molto famosa et non priva di capacità di scherzare anche nei momenti drammatici. Gli avvocati napoletani conoscono bene il detto “quando in un processo si vince, il merito è dell’avvocato. Quando invece si perde, la colpa è solo del cliente”. Auguriamoci che il gruppo dirigente del PD abbia capito che questa logica non è trasferibile in politica e che le colpe degli avvocati on possono essere trasferite sulle spalle dei clienti.

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