-di Sandro Roazzi-
A prima vista il Governo, secondo quanto ha sostenuto il Ministro Giuliano Poletti, ha intenzione di tenere la carte coperte sulla flessibilità per andare in pensione anche nel secondo, ormai prossimo, round con i sindacati. In sintesi il Poletti-pensiero è questo: siccome vogliamo fare un confronto vero con i sindacati non ci presenteremo con una proposta definita. Non è la previsione di un… the alle cinque ma poco ci manca. Perchè tanta circospezione? L’incontro avverrà probabilmente quando si dovranno tenere ancora importanti ballottaggi per eleggere sindaci di grandi città, ma non e’ pensabile che sia solo questa la ragione per prendere tempo. Probabilmente troppe ipotesi si sono accumulate sul tavolo della prossima legge di stabilità mentre le risorse che serviranno non sono certo infinite.
La prudenza di Poletti segue quella di Pier Carlo Padoan sugli interventi fiscali, anzi la rafforza proprio quando il Ministro del Lavoro lascia intendere che ancora non si è scelto fra riduzione del cuneo fiscale o riforma dell’Irpef. Semmai è singolare che aggiunga, proprio dopo quell’annuncio a non aspettarsi grandi rivelazioni sulle pensioni, un altro capitolo alla discussione, quel “social act” che dopo il Jobs act dovrebbe convincere in modo concreto quegli italiani più disagiati che “nessuno resterà solo ” con la propria indigenza. Chissà se saranno fischiate le orecchie al Ministro dell’Economia? Procedere a luci spente potrebbe anche avere il significato di raffreddare aspettative ed esternazioni a raffica delle ultime settimane, ma non allontana il dubbio che si sia tutt’altro che pronti a chiudere la questione. Del resto è aperta perfino quella sui voucher…
Sara’ interessante capire ora le reazioni sindacali visto che appare remota l’idea di sancire una intesa, ma proprio per questo appare oscuro il motivo che impedisca un confronto a carte scoperte sulle questioni più scottanti della previdenza. La sensazione è per ora ci si muova in ordine sparso sul fronte governativo e questo apparente disordine dovrebbe rendere l’istruttoria con Cgil, Cisl e Uil più lunga. Paradossalmente però proprio il problema pensioni proietta nuovamente il sindacato nella futura politica economica del Paese, in quanto le scelte che si definiranno dovranno essere compatibili con tutti gli altri interventi, fiscali e sul lavoro (leggi produttività) che si escogiteranno per dare più forza alla pallida crescita di questo 2016.
Ed anche questo profilo della discussione non può essere del tutto pacifico per un Governo che non sembra volere lo scontro sociale ma non rinuncerà certamente alla propria libertà di decidere come ha fatto finora. In prospettiva, di questo passo, la matassa previdenziale potrebbe anche aggrovigliarsi. Ecco perché le prossime mosse sindacali saranno importanti. Non solo sul versante dell’unità di intenti, ma anche su quello della capacità di tenere, dopo tanto tempo, saldamente un tavolo di confronto con il Governo. Per non tornare ad essere semplici spettatori.