-di SILVANO MINIATI-
Network Sinistra riformista
Rimane inteso che il governo e ISTAT fanno tutto il possibile e anche di più per non farci capire assolutamente niente in merito all’andamento della occupazione nel nostro paese.
Il giochetto è facile. A fronte di una voce negativa, emergente dai rilievi dell’ISTAT, ne viene subito richiamata una che possa essere usata positivamente secondo il principio che vuole che un dato positivo e uno negativo si cancellano a vicenda.
Se poi, chi i dati li sa maneggiare, con un minimo di abilità ha l’accortezza di interpretare uno dei due dati ad uso e consumo del “committente politico”, il gioco è fatto. Se ad esempio cresce la disoccupazione e quindi diminuisce di fatto l’occupazione, poco male in quanto c’è un dato positivo che dovrebbe mettere tutti d’accordo, ed è quello della crescita del numero di coloro che hanno ripreso a cercare lavoro.
Viene spontaneo constatare che siamo davvero messi male se viene considerato indice di fiducia e di ripresa anche il dato relativo al numero di coloro cheilodieresi il lavoro non ce l’hanno ma che vivaddio lo stanno cercando.
Abbiamo già assistito alla manipolazione del dato relativo al grande successo strombazzato con il Jobs Act e con il presunto passaggio di molti rapporti di lavoro da precario a tempo indeterminato. Lo stesso governo è stato costretto ad ammettere che i dati i dati non erano veritieri e che comunque non andavano presi alla lettera.
Fallito il miracolo Poletti, è improvvisamente esploso quello dei Voucher, un vero e proprio regalo che il governo ha deciso di fare ad imprenditori davvero poco corretti e pronti ad approfittare di qualsiasi occasione utile per fregare i lavoratori, il fisco e l’INPS, e lo hanno fatto in modo talmente scandaloso da costringere lo stesso presidente della repubblica a intervenire per avvertire Poletti che si trattava di un imbroglio non più tollerabile.
Intanto le televisioni continuano nella loro opera di soccorso com’è avvenuto ieri in occasione di una bella iniziativa organizzata dalla ColDiretti che ha indetto a Milano una affollatissima assemblea di coltivatori che guardati in faccia, non confermavano affatto l’entusiasmo e il consenso tanto decantato per la politica del governo e anche per il si annunciato con largo anticipo per prossimo referendum.
Tutto questo mentre tutti i dati indicano che malgrado i miracoli decantati in occasione dell’expo 2015 l’agricoltura italiana sta vivendo un momento davvero critico e avrebbe bisogno di fatti concreti, e non di parole. Una crisi, quella che investe l’economia e il mondo del lavoro in generale alla quale non si può continuare a fare fronte (abbaiando alla luna) come avviene quando ascoltiamo le solite litanie sulle istituzioni che costano troppo, sui deputati che sono troppi, sulle persone che sono attaccate alla poltrona e non intendono affatto andare a casa. Abbiamo appreso che il nostro parlamento è il più costoso del mondo, ma nessuno i spiega quanto costa il governo, se più o meno di altri governi.
Ci chiediamo, sperando che sia l’ultima volta che siamo costretti a farlo, se nel governo ci sia o no qualcuno che si chiede se dopo anni di affermazioni indiscutibili sul nuovo che sia sconfiggendo il vecchio, su tagli miracolosi promessi e mai realizzati alla spesa pubblica , se non ci sia stato anche qualcosa di sbagliato nella scelte del governo. Un minimo di autocritica non guasterebbe affatto e non semplicemente per una questione di stile, ma soprattutto perché se non si ha il coraggio di ammettere gli errori commessi e le cose che non vanno, è impossibile ricercare rimedi e soluzioni giuste.