-di SANDRO ROAZZI-
L’Economia italiana mostra chiari segnali positivi ma si deve fare di più. Il ritorno ai livelli pre-crisi è lento e soffre delle stesse incertezze delle consorelle europee. Un messaggio diretto quello del Governatore della Banca d’Italia nelle sue considerazioni finali, semplice, senza allarmismi, ma che segnala anche le debolezze del nostro sistema economico.
La ripresa è anche il frutto della domanda interna per Visco che però non esita a segnalare che gli investimenti restano ben al disotto dei valori osservati prima della lunga recessione, mentre i rischi geopolitici appannano l’andamento della domanda estera. Gli incentivi fiscali varati dal Governo potrebbero rivitalizzare il mondo delle imprese stimolando gli investimenti in capitale produttivo. E le banche ora alimentano meglio il tessuto economico anche se l’elevata liquidità si traduce in finanziamenti verso imprese più solide e di maggiori dimensioni, soprattutto nel manifatturiero. Dopo, solo dopo, vengono le imprese più piccole (le banche faticano a dare la giusta considerazione alle piccole imprese sottlinea il Presidente di Cna Vaccarino).
Come reagire con maggiore “spinta”? Visco sfodera, ci si perdoni il termine calcistico, una sorta di tridente: investimenti in costruzioni (ma no cementificazione ulteriore), un’azione sul debito pubblico al 133% e che scenderà solo nel 2017 in termini significativi , ma è “soprattutto il portato della crisi”, la riduzione del cuneo fiscale. Tema quest’ultimo che lo vede in perfetta sintonia con la Confindustria che ha lo spostamento dell’imposizione fiscale “dal lavoro alle cose”. Visco e Boccia si fermano ma è intuibile che in quel termine “cose” si individuino le sagome inconfondibili dell’Iva e, forse, degli immobili. Certo sono importanti i anche interventi per l’innovazione e per il sostegno ai redditi più bassi per i quali, vista la penuria di risorse, “è possibile programmare l’attuazione di misure a loro favore in un orizzonte temporale più ampio”.
Molto spazio Visco lo dedica all’Europa e, ovviamente, alle banche. Il ragionamento del Governatore colloca in realtà le chances della ripresa italianate molto all’interno di un’Europa che deve completarsi dopo anni di “formidabili tensioni”. Con passi in avanti dall’unione bancaria, alla politica di bilancio, alla difesa dell’euro per non finire in balia di eventuali nuovi shock. Un’Europa con una strategia comune come chiede la Bce la cui politica monetaria per Visco “guarda all’intera area dell’euro”, sottolineatura per i critici di Draghi. Sulle banche, con le loro difficoltà evidenti e mutuate dal binomio recessione-nuove tecnologie, con i crediti deteriorati poco inferiori ai 200 miliardi, Visco mostra di voler rafforzare una sorta di rappresentanza complessiva, non solo di vigilanza. Frutto anche del passaggio di poteri delle Banche Centrali alla Europa. L’invito è a cambiare e riformare, puntando su un sistema più in sintonia con il Paese. Anche per questo si chiede una risistemazione del bail-in. Messaggi con i piedi per terra, che riconoscono i risultati del Governo, ma che spiegano che l’allerta non è finita. E la fiducia va ancora conquistata.