Il vento malsano del revisionismo

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Spira forte il vento del revisionismo e, guarda caso, a poco più di una settimana dal 2 giugno, Festa della Repubblica, settantesimo anniversario di uno storico che chiuse la triste parentesi del ventennio fascista e della seconda guerra mondiale. A Roma, città non certo  insensibile a questi messaggi, Casa Pound che si presenta con un candidato sindaco dopo aver rotto l’alleanza elettorale con Matteo Salvini, chiude un concerto all’ombra del Colosseo con un festival di saluti romani, evidentemente evocativo del ventennio e d’altro canto quel gruppo da un lato non nasconde i propri riferimenti a quell’ideologia dall’altro invoca la Costituzione repubblicana per legittimare la propria presenza sorvolando che in quella Carta fra le disposizioni transitorie e finali c’è anche quella che prevede lo scioglimento di organizzazioni che si collegano idealmente a quel passato. In concomitanza, la candidata di Lega Nord e Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni annuncia che appena diventerà sindaco intitolerà una strada a Giorgio Almirante “un uomo che è stato fondamentale nella storia della destra italiana e nella storia della politica italiana”. La Meloni può promettere e fare quel che vuole, ma non dire quel che vuole. Almirante è stato, dal suo punto di vista, sicuramente un abile politico ma nella storia nazionale non ha avuto il ruolo positivo che la Meloni gli attribuisce visto che firmò il manifesto per la difesa della Razza del 1938 diventando segretario di redazione dell’omonima rivista, aderì, dopo l’8 settembre, alla Guardia Nazionale Repubblicana che, come è noto, faceva da reggicoda ai nazisti che occupavano un’ampia parte del nostro Paese, ha potuto fare politica proprio in virtù dei principi di democrazia e libertà sanciti in quella Costituzione che mai lui avrebbe votato e che non avevano certo ispirato le sue scelte di vita.

 

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