L’olimpica inazione della Raggi

-di MARTINO LONGO-

Uno dei temi più controversi nella campagna elettorale per le elezioni amministrative a Roma è sicuramente la candidatura della capitale a città Olimpica, con un dossier redatto dal comitato organizzatore guidato da Montezemolo e già inviato al CIO. Già per il 2020 c’era stata la concreta possibilità per la città eterna ad essere candidata, ma l’austero Monti in piena crisi finanziaria era stato categorico «Non ci sentiamo di prendere un impegno finanziario che potrebbe gravare in misura imprevedibile sull’Italia nei prossimi anni». Fu molta la delusione dei partiti, primo fra tutti il Pdl a fianco al sindaco Gianni Alemanno, che aveva visto così sfumare la possibilità di ingenti entrate che probabilmente avrebbero alimentato quel sistema, che qualche anno dopo sarebbe stato conosciuto come Mafia Capitale. Ed è proprio su questo che si dibatte, sulla corruzione che secondo la candidata pentastellata Virginia Raggi si impadronirebbe degli appalti e di tutta l’organizzazione delle Olimpiadi. Già quando era consigliera comunale di Roma intervenne così: “Le Olimpiadi sono soldi, e non sono soldi per ricostruire, per creare nuove infrastrutture. Quelle saranno una parte marginale, il resto andrà in un sistema che se non è Mafia Capitale, è molto simile. Si chiama corruzione, a Roma è endemica. Sappiatelo”.
Il candidato PD Giachetti che ha riportato il video dell’intervento in aula della Raggi ha colto subito l’occasione per replicare: “Cara Raggi ‘famo a capissè: tu dici che c’è corruzione endemica quindi non si possono fare le Olimpiadi, quindi non si può fare nulla. Non si può fare la manutenzione stradale perché negli appalti chiaramente ci sarebbe la corruzione. Non si può fare l’assistenza agli anziani perché, chiaramente, negli appalti alle cooperative c’è la corruzione, non si possono assumere i precari. Ma noi che ci siamo candidati a fare?”.

Infatti la candidatura alle Olimpiadi per Roma potrebbe rappresentare una grande opportunità di rilancio non solo infrastrutturale e impiantistico, ma anche morale, in quanto è agli occhi del mondo che la città eterna si deve riscattare, è agli occhi di ogni singolo cittadino che Roma deve mostrarsi trasparente, libera dalla corruzione, in grado di saper indire bandi e assegnare lavori che rispettino le regole e le leggi vigenti in materia.

Ciò che dice la Raggi è inaccettabile perché vorrebbe dire che la politica si è arresa davanti alla corruzione e proprio la candidata pentastellata che dovrebbe rappresentare la discontinuità tanto agognata rispetto al passato preferisce non dare una speranza, un’opportunità a Roma tanto che davanti ad una grande occasione di rilancio come le Olimpiadi, preferisce fuggire. A Roma è stata rubata persino la speranza, condannata ad una sciatta mediocrità da chi l’ha amministrata in questi anni, ora chi dovrebbe rilanciarla a grande capitale Europea non la crede capace di riscattarsi dalla corruzione che l’attanaglia, non crede che possa tornare ad essere modello per il mondo intero, come lo fu per le Olimpiadi del 1960.

Infatti i Giochi del ’60 trasformarono Roma e l’aprirono alla modernità, con le Olimpiadi diventò più funzionale e più bella, un occasione straordinaria che la Capitale seppe sfruttare. dimostrando al mondo la capacità di ripresa e la voglia di riscatto di un Italia che usciva distrutta dall’onta della seconda guerra mondiale ma nel pieno del boom economico e dell’ottimismo che ne derivava. Nacquero nuovi quartieri e fu completato l’EUR, fu realizzato corso Francia disegnato da Pierluigi Nervi, che passava sopra il Villaggio Olimpico ed inoltre fu rivoluzionato il sistema dei trasporti: con il primo treno della metropolitana e l’inaugurazione dell’aeroporto di Fiumicino. Certo, non mancarono gli inquinamenti a aristici, ma Roma cambiò faccia, quelle Olimpiadi segnarono l’inizio di una nuova era con le prime riprese dal vivo che inquadravano il secolare selciato dell’Appia Antica, dove si incontrava il passato millenario di una Roma eterna, il presente battuto dal piede scalzo dell’Etiope Abebe Bikila e il futuro rappresentato simbolicamente da quel cameraman che per la prima volta apriva una magni ca Roma agli occhi del mondo.

Le Olimpiadi possono rappresentare una grande opportunità di rilancio per le città che le ospitano, come furono per Barcellona nel 1992, ma anche un occasione sprecata, se non esiziale per una nazione intera come si sono rivelate nel tempo quelle greche; possono essere un pessimo affare oppure un grande business globale come spiegarono al mondo intero gli americani con l’edizione del 1984 (si svolsero a Los Angeles). Tutto dipende dai programmi, dalle regole, dalle capacità organizzative, dai controlli, dalla riutizzabilità delle opere: se si lavora pensando non tanto a quel mese ad alta densità agonistica, ma all’eredità che l’appuntamento deve lasciare alla città e al Paese, i Giochi diventano uno strumento per cambiare profondamente la realtà (la Barcellona post-Olimpiade è profondamente diversa da quella ante). La corruzione è sicuramente endemica ma non è un malanno biblico: va combattuta, poi si può vincere e si può perdere ma questa è la grande scommessa di una politica veramente nuova.

Roma può rinunciare ma può anche decidere di trasformarle in una occasione, in un crocevia della sua storia, in un detonatore di speranza, in una autostrada per il futuro. Rassegnarsi alla corruzione con l’inazione sarebbe un segnale negativo, soprattutto se a lanciarlo dovesse provvedere una classe dirigente che si candida a caratterizzarsi con la discontinuità. E la discontinuità è data proprio dalla capacità di realizzare grandi opere per il futuro della gente e non per ingrassare gli affaristi, i corrotti e i corruttori. Si può, per una scelta realmente politica, rinunciare alle Olimpiadi ma dire che non si possono organizzare perché i “ladri” ne appro tterebbero è come dire che le gioiellerie vanno chiuse perché attirano i rapinatori, le auto vietate perché sono causa di incidenti stradali. L’influenza si cura con gli antibiotici non evitando le passeggiate in pieno inverno. Roma ha bisogno di cuori coraggiosi non di volti impauriti ancorché esteticamente apprezzabili.

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