-di ANTONIO MAGLIE-
Per comprendere l’inutilità di certi dibattiti a volte conviene fare un tuffo nella realtà. E gli “appassionati” confronti televisivi che riguardano pensioni e lavoro se valutati attraverso i dati che la quotidianità ci fornisce, finiscono per assumere caratteri veramente lunari, segno tangibile della distanza del mondo politico da quello degli umani, dell’autoreferenzialità di chi governa, di chi fa opposizione, di chi si candida a sostituire gli attuali conducenti nella cabina di comando. Tito Boeri, ad esempio, a settimane alterna tira fuori cifre e agita allarmi. Mai una volta in questo suo esercizio dialettico che abbia fatto riferimento alla vita delle persone.
Ebbene quella, cioè la vita reale, era presente nella mattinata del 22 aprile davanti ai portoni del ministero dell’economia, in via XX settembre. Lì, infatti, si sono dati appuntamento le ultime vittime della Fornero, cioè lo “scaglione” finale di esodati, ventiquattromila anime che nel frattempo per far fronte alle spese e non avendo un reddito, si sono vendute tutto il vendibile, dagli ori, all’auto, ai mobili. Sette interventi da quando il problema è balzato all’onore (sarebbe meglio dire al disonore) della cronaca che hanno portato sul bagnasciuga 172.446 “naufraghi”. All’appello manca l’ultimo gruppo e poi avremo raggiunto la cifra finale di oltre 196 mila. Dice Domenico Proietti, segretario confederale della Uil: “Siamo in mobilitazione continua da tempo e sugli esodati abbiamo ottenuto finora risultati positivi; adesso manca l’ultimo pezzo: l’ottava salvaguardia”. Aggiunge Maurizio Petriccioli, segretario confederale della Cisl: “Le risorse ci sono. Il Parlamento ha costituito un fondo specifico. Già l’anno scorso sono state distratte delle risorse da quel fondo”. Poi ci sono i lavoratori precoci che con i meccanismi perversi delle diverse riforme rischiano di diventare dei pensionati tardivi. C’erano anche loro e Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil sottolinea: “In Italia i lavoratori precoci con il meccanismo di aumento dell’attesa di vita dovrebbero andare di fatto in pensione dopo 42-43-44 anni, un periodo improponibile. Bisogna consentire a tutti di andare in pensione dopo 41 anni”. Quando la virtualità (e ritualità) dei dibattiti si scontra con la crudezza del sudore della fronte. Ultimo dettaglio: la disattenzione della Fornero ha prodotto un costo di 11,24 miliardi per il periodo dal 2013 al 2023. Viva il governo dei tecnici e dell’efficienza.
E andiamo al lavoro. A furia di tweet siamo stati convinti che il problema non esista più, che in Italia sia stata raggiunta la piena occupazione. Poi ti giri un attimo e ti accorgi che il Jobs Act non ha aperto le porte della Città del Sole; al massimo quella di un più modesto borgo della penombra. Il lavoro precario con le tutele crescenti doveva scomparire. È scomparso a tal punto che è esploso l’uso dei voucher (10 ero lordi). Dovevano essere utilizzati per remunerare attività di servizio: la baby sitter, la signora che porta a passeggio per un’oretta il nonno anziano, la dog sitter e così via. Nel 2015 sono aumentati del 66 per cento e si sono trasformati nello strumento per pagare le prestazioni lavorative di 1,4 milioni di italiani che, per il trattamento ricevuto, non si può fare a meno di definire “nuovi schiavi”. E che si sia in presenze di vere e proprie forme di schiavismo, lo spiega il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: “Bisogna proibire del tutto l’uso dei voucher nelle attività produttive. È criminale utilizzarli per coprire i morti dell’edilizia che sono aumentati nonostante gli incidenti siano diminuiti. Ma non è la sicurezza che è aumentata, è semplicemente diminuito il lavoro. Sono aumentati stranamente i morti che sono regolarizzati perché all’indomani dell’incidente si corre a comprare il voucher. E in questo modo si copre tutto”.
Il governo ha annunciato che prossimamente li renderà tracciabili per impedire gli abusi ma Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, non ha dubbi: “Sarebbe un intervento tardivo che non affronta il problema. Quando uno strumento non funziona non bisogna metterci i cerotti, ma bisogna solo avere il coraggio di dire che è uno strumento sbagliato e va abolito”. E mentre tutto questo accadeva, sulla statale 7 bis per Nola, non lontano da Napoli, un Tir piombava su un gruppo di cinque operai ammazzandone due, esattamente una settimana dopo la tragedia della cava di Colonnata di Carrara, con altri due morti. Ma chissà quando la politica comincerà a inserire un po’ di vita vissuta nei suoi dibattiti. Anche se è indubbiamente complicato chiederlo a gente che forse su una strada non ha mai lavorato.