Pensioni, le aperture di Padoan

-di SANDRO ROAZZI-

Nelle audizioni parlamentari sul Def il Ministro Padoan, a detta di alcuni  in modo “assai convincente”, descrive una situazione economica in miglioramento ed una crescita che può ripartire con slancio. Anche altri protagonisti della scena economica, da Bankitalia alla Corte dei Conti, all’Istat segnalano elementi positivi conditi però da un mare di “se” che dipendono da molte, troppe incertezze tuttora in circolazione.

Così l’Istat segnala un Pil con un + 0,3,% nel primo trimestre di quest’anno ma per per arrivare all’1,2%  previsto sostiene sia necessaria una bella accelerazione. Anche per la  Corti dei Conti esistono segnali positivi ma al tempo stesso si allargano anche i rischi, tanto che i magistrati contabili chiedono per dare fiato alla stentata domanda interna una vera riforma strutturale dell’Irpef. I timori vengono soprattutto dall’estero che alimenta, come dice sempre l’Istat, la deflazione anche se almeno sembra ricaricare i profitti delle aziende. L’Istat si ferma,  ma il passo successivo non può non portare a chiedersi se questi margini finiranno in investimenti od in operazioni finanziarie.

Il Ministro afferma anche che si farà di tutto per sterilizzare le clausole di garanzie per il 2017 pari allo 0,9%, ovvero ben 17 miliardi. Altri 4 però servono per il 2018, senza contare che si trascinano negli anni 9 miliardi di sgravi fiscali. Compito davvero impegnativo che troverà risposte nella legge di stabilità senza escludere, come in passato, eventuali interventi di fine anno. Una vicenda quella economica che ora si intreccia sempre più strettamente con quelle politiche ed elettorali. E questo spiega anche la prudenza con cui si maneggiano ipotesi ed aperture.

Rispetto a queste ultime il Ministro dell’Economia ha aperto uno spiraglio sulla flessibilità dal lavoro alla pensi, reclamata con forza dal Presidente dell’Inps Boeri. “Margini su strumenti ed incentivi” ci potrebbero essere secondo Padoan.  Altro accenno interessante emerso nel corso della audizione del Ministro riguarda la previdenza complementare come possibile porta , a certe condizioni, utilizzabile da lavoratori disoccupati per andare in pensione. Ma in questo caso le tracce paiono più tenui. Di certo qualcosa bolle in pentola e forse è già prossimo alla…cottura. E qui si torna però all’intreccio con il  calendario politico, senza sottovalutare l’impatto finanziario. Boeri poi aggiunge legna al fuoco della discussione:  l’analisi dell’Inps sul lavoratore tipo, dipendente ed autonomo, “rivela una discontinuità contributiva pari a due anni, legata probabilmente ad episodi di disoccupazione” . Con evidenti conseguenze sulla pensione percepita. Ma è anche un modo per ricordare il nodo della precarietà come condizione non di un ipotetico lavoratore tipo ma di buona parte di intere generazioni di giovani.

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