-di VALENTINA BOMBARDIERI-
Ancora morti. Morti annegati senza neanche un nome. Duecento persone di nazionalità somala, eritrea ed etiope sarebbero annegate a largo delle coste egiziane tentando di raggiungere l’Italia. Mentre il Presidente Mattarella invita a riflettere, il naufragio resta ancora avvolto nel giallo. Numerose le versioni fornite. La BBC in lingua araba parla di quattrocento vittime, fonti egiziane, invece, dicono di non avere notizie certe. Il ministero dell’informazione somalo denuncia la morte per annegamento di duecento persone e formula le condoglianze alla nazione. Numeri a parte resta un elemento importante da sottolineare: la chiusura della rotta balcanica e l’accordo tra Unione Europea a Turchia per bloccare le partenze verso le isole greche stanno spostando le rotte verso il Nord Africa e il Mediterraneo centrale con l’Italia che torna ad essere il porto d’approdo privilegiato. Rotte sicuramente molto pericolose. I migrati sbarcati nel nostro paese sono stati sino ad ora oltre 24mila, il doppio dell’anno scorso. Non sarà forse arrivato il momento di aprire canali più sicuri e corridoi umanitari per consentire ai richiedenti asilo di arrivare in Italia e in Europa vivi?
L’Italia ha chiesto ai partner dell’Unione di varare gli eurobond per affrontare la crisi dei rifugiati ma Berlino dice no. Steffen Seibert, il portavoce dell’esecutivo tedesco dichiara che “Il governo non vede fondamenti per un finanziamento condiviso del debito derivato dalle spese degli Stati membri in materia di immigrazione”. Torna prepotente in Europa il tema dell’accoglienza e della gestione degli aventi diritto allo status di rifugiati. Il premier si rivolge alla Merkel: “Se la Merkel e i tedeschi hanno soluzioni diverse ce le dicano”. La proposta italiana è contenuta nella proposta di un patto sull’immigrazione inviato ai presidenti della Commissione e del Consiglio europeo, rispettivamente Jean-Claude Juncker e Donald Tusk.
E ancora una volta mentre in mare si contano i cadaveri, sulla terra nessuna soluzione e nessuna apertura. Resta drammaticamente isolata la voce del Papa che chiede perdono ai rifugiati e proclama: “Siete un dono, non un peso”. L’Europa è sorda e afona e quando recupera un po’ di voce la usa per dialogare con personaggi come Erdogan che in questa vicenda ha sempre giocato un ruolo estremamente ambiguo non rinunciando, al contempo, di impartire lezioni.
Non comprendo questi pianti e neanche le lamentele del Santo padre che continuo ad ammirare. È chiaro che quando si va per mare con imbarcazioni precarie e strapiene di persone il rischio è altissimo. Così come l’accordo con la Turchia che finisce per aggravare il problema. Se la causa dell’immigrazione è la povertà e la guerra bisogna trovare altre soluzioni con razionalità anche correndo il rischio di essere fraintesi. Primo su rifugiati e profughi che dovrebbero essere individuati alla fonte, Libia e Turchia. È necessario che sia l’Europa a farsi carico del loro trasporto con mezzi sicuri e richiamando gli USA alla loro responsabilità. Del resto sono stati loro a consentire i conflitti in Libia ed in Siria. Non bastano le scuse di Obama per avere trascurato di analizzare le conseguenze successive al conflitto. Per gli immigrati per motivi di povertà dobbiamo smettere di creare illusioni. Dobbiamo riattivare una massiccia operazione di cooperazione umanitaria nei paesi poveri e mettere in campo operazioni di polizia internazionale contro le bande di assassini e contro coloro che forniscono le armi. Purtroppo dopo Craxi, Andreotti e De Michelis non esistono più statisti capaci di promuovere una politica di aiuti veri nei Paesi poveri. Se continuiamo a sfruttare le risorse naturali di quei paesi ed a fregarcene di ciò che succede al loro interno il fenomeno migratorio crescerà ancora per coloro che hanno i soldi per pagarsi il viaggio nelle carrette del mare. Ed i più poveri in particolare i bambini continueranno a morire di fame. Ancora pianti con occhi ed orecchie foderati di prosciutto.